Apple sbarca al Festival di Venezia con un cortometraggio

Si intitola “Trastwest” ed è stato girato e montato con un iPhone. Ve lo raccontiamo. 

Trastwest. Il cortometraggio girato con iPhone che racconta l’inedita Trastevere – MeteoWeek.com

Apple fa il suo debutto al Festival di Venezia, se pur indirettamente. Già, perché oggi usiamo lo smartphone per fare praticamente tutto, anche girare film e cortometraggi. E quest’ultimo è il caso di Trastwest, un’idea cinematografica presentata alle Giornate degli Autori per raccontare con amore e poesia un quartiere di Trastevere inedito e ancora in zona rossa.

Dal buio del lockdown alla luce dell’arte

Il vero protagonista del cortometraggio è un iPhone XS, modello risalente a 3 anni fa. Lo smartphone che in quel momento Ivano de Matteo (regista, attore e autore con una lunghissima carriera alle spalle) aveva con sé in tasca quel giorno. In mancanza di una telecamera professionale, Apple è giunta in soccorso per filmare una realtà che esula dall’ordinario alla quale siamo sempre stati abituati. E’ un giorno di Aprile 2020, in pieno lockdown e le strade di Roma sono deserte. Ivano si trova a Trastevere, storico quartiere ai piedi del Gianicolo.

D’un tratto vede due abitanti del quartiere che “duellano” con delle banane in mano. Si tratta di comuni cittadini abituati a vivere relegati ai margini della società, che adesso si prendono tutta la scena.

Ed ecco che De Matteo estrae velocemente dalla tasca lo smartphone e inizia a riprendere. Un’esperienza che darà alla luce il breve film Trastwest, presentato alle Giornate degli Autori, rassegna autonoma all’interno della Mostra del Cinema di Venezia.

Lo stesso De Matteo affermerà in seguito «l’iPhone era come un prolungamento del mio braccio». Dunque la fortuna è stata proprio quella di essere al posto giusto, al momento giusto.

La cosa più interessante poi è che il cortometraggio è stato interamente post-prodotto con iMovie, l’app di iOS con funzioni base di montaggio video disponibile gratuitamente sui dispositivi Apple.

Il regista ha confessato che solitamente non lavora con il digitale per una questione etica e per imporre maggior disciplina a sé stesso e alla troupe. Il digitale – afferma De Matteo – non ha limiti, mentre con la pellicola ti trovi spesso davanti ad un bivio e ti vedi costretto a prendere una decisione sulla parte da tenere o da tagliare. Nel dubbio, preferisco fare meno ma meglio.

Ciò non significa comunque che De Matteo non abbia sfruttato al meglio la tecnologia a sua disposizione per immortalare un frammento di realtà, che altrimenti si sarebbe speso in un tempo che nessuno avrebbe potuto fare proprio.

E al Festival di Venezia abbiamo potuto fare nostra questa porzione di realtà italiana, che racconta una nuova normalità che stava nascendo nel periodo di quarantena.

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In Trastwest alberga anche un po’ di Ennio Morricone

Proprio così, perché la colonna sonora del film è fatta da due brani firmati da Ennio Morricone e tratti dal film “Per un pugno di dollari”.

De Matteo spiega che non ha fatto altro che riprendere ciò che stava accadendo. I duellanti hanno avuto l’idea e hanno pensato di mettere quella musica western in sottofondo. I giusti ingredienti per restituire allo spettatore un impatto emotivo. Il regista spiega inoltre di aver inviato il lavoro agli eredi di Morricone che hanno concesso il permesso sui diritti.

Qui di seguito, il trailer ufficiale di Trastwest.

Trastwest con le parole di De Matteo

Ivano de Matteo, regista di “Trastwest” – MeteoWeek.com

«Trastwest nasce per caso a Trastevere in un giorno di zona rossa, quando a piazza San Calisto mi sono trovato davanti la scena di un duello tra due persone armate di banane. Avevo lo smartphone in tasca, e ho cominciato a girare».

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«Questo lavoro non è un reportage o documentario, ma un atto d’amore. È una poesia dedicata a questo quartiere e ai suoi personaggi, una narrativa che va avanti tra disperazione e risate resa possibile da un lockdown che qui è stata per alcune persone come quando in spiaggia viene la bassa marea: è allora che escono fuori i coralli, i barattoli e gli esseri viventi sconosciuti».

«Da un lato la tecnologia mi ha aiutato, dall’altro mi sono dovuto ingegnare. Per alcune inquadrature dall’alto mi sono dovuto far prendere sulle spalle da un amico che fa palestra e poi in fase di montaggio con iMovie avevo solo tre font per i titoli, e in assenza di pennino facevo fatica a lavorare di precisione». In assenza di un gimbal (dispositivo per stabilizzare le immagini), mi sono dovuto sbracciare per avere riprese fluide, al punto da dover girare alcuni pezzi in apnea perché se respiri balla tutto».

Ha concluso poi dicendo: «Il risultato comunque c’è e colpisce. Se ci pensiamo, il tutto è stato reso possibile grazie ad una tecnologia vecchia di tre anni».

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