La follia di minare Bitcoin con un 386: l’esperimento è riuscito ma ecco i tempi di realizzazione

L’intrepido esperimento sfida il concetto del mining di criptovalute e ci aiuta ad intuire come la tecnologia moderna sostenga questo comparto

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Il curioso esperimento di mining probabilmente non avrà molto seguito, ma ci dice moltissimo sull’implementazione delle capacità delle macchine che utilizziamo rispetto ai dispositivi impiegati in passato – MeteoWeek.com

Forse anche voi avete sempre immaginato i miners di criptovalute in un solo contesto ormai consolidato. Immersi tra moltissime macchine, dotate di potenti GPU, ad assorbire energia come non ci fosse domani, tra sistemi ASIC. Devices impegnati a calcolare il più possibile, fino all’ultimo blockchain. Ma presto dovrete cambiare il punto di vista, e aprire l’orizzonte a nuove metodologie, dalle finalità tutte da valutare.

Tutto questo grazie ad un peculiare esperimento condotto dall’utente Dimitrii Eliuseev, che ha condiviso la sua personale esperienza sulla piattaforma di contenuti online Medium. L’uomo si è posto come obiettivo quello di sperimentare le possibilità ancora insondate di macchine che potremmo definire datate, valutando quanto queste potrebbero aiutarci qualora volessimo impiegarle in un’attività di mining.

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L’obiettivo di Eliuseev è stato infatti quello di elaborare un semplice benchmark ed esprimere delle considerazioni circa le possibilità di vecchi computer ormai superati.

Il sistema operativo MS-DOS è in grado di minare, ma solo con risultati del tutto incosistenti

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E’ la base di ogni sistema operativo moderno. Microsoft Disk Operating System forse avrà avuto un’interfaccia utente scarsa, ma ha fatto la storia, assieme al linguaggio di programmazione C++ – MeteoWeek.com

L’utente si è lanciato in questa sfida armato solo di un Toshiba T3200SX. Si tratta di un computer portatile di fine anni ottanta. Un quarantenne dotato di un processore 386SX da 16MHz che monta il sistema operativo MS-DOS. All’epoca ci si sarebbe trovati davanti ad un device all’avanguardia di ultimissima generazione, e per averne uno si sarebbe dovuto sborsare la bellezza di 6299 dollari, una spesa che se sostenuta oggi ammonterebbe a 14 mila dollari.

Eliuseev ha realizzato e poi condiviso una versione tester in linguaggio di programmazione C++, ed in seguito l’ha resa disponibile sulla piattaforma GitHub, replicabile quindi su altri apparecchi della stessa tipologia.

Il risultato? La simulazione ha indicato che qualora volessimo avvalerci di questi apparecchi dovremo armarci di pazienza, e non contare su guadagni facili e breve termine. Il Toshiba T3200SX, alla massima potenza di potenza di 15 hash al secondo, sarebbe in grado di farci guadagnare 1 dollaro in appena 584 milioni di anni. Una misera entrata, da lasciare in dono ai propri lontanissimi eredi.

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Questa esperienza può quindi essere replicata facilmente, scaricando il software creato da Eliuseev, e potremmo dilettarci anche noi sui nostri vetusti 386. Ma ci potremo limitare solo ad una magrissima prospettiva. Tuttavia questa l’esperimento ci farà apprezzare maggiormente i passi compiuti dalla tecnologia, che ci permettono di avvalerci di apparecchi sempre più potenti, le cui prestazioni hanno la tendenza a migliorarsi nel tempo in maniera marcata, e in tempi decisamente più celeri.