Le osservazioni spaziali hanno permesso agli scienziati di comprendere meglio il fenomeno che sta affrontando un esopianeta, il cui destino sembra compromesso
Al centro delle ultime indagini sull’universo c’è l’esopianeta denominato TOI-2109b. Questo corpo celeste si presenta con caratteristiche che lo assimilano a nostro Giove. E’ infatti un grande gigante gassoso, e quindi dotato di una sua atmosfera. Le sue dimensioni però sono esponenzialmente superiori, essendo cinque volte più denso e 1,35 volte più grande del suo omologo del nostro sistema solare.
Secondo quanto rilevato dalle osservazioni astronomiche il suo destino pare essere fatale. La motivazione risiederebbe nel suo tempo di rivoluzione pari a sole 16 ore. Messo a paragone, Mercurio, il pianeta più vicino al Sole, investe ben 88 giorni per effettuare un giro completo intorno alla nostra stella.
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Vista la tempistica così breve che lo riguarda, potrebbe essere plausibile ipotizzare che TOI-2109b stia per concludere la sua vorticosa esistenza con un collasso che la porterà a congiungersi con la stella in torno alla quale compie la sua rapidissima orbita.
Questi sono i dati pubblicati dalla rivista scientifica Astrophysical Journal, la quale fa riferimento anche alle temperature estreme presenti sulla sua superficie che di giorno si aggirano sui 3.227 °C mentre di notte fanno registrare i -5500 °C.
Ma per comprendere quale sia la ragione per la quale gli scienziati si interessano ad un corpo celeste posto a 855 anni luce di distanza da noi, è necessario stabilire la natura delle indagini spaziali.
L’interesse suscitato da questo particolare pianeta dipende infatti principalmente dalla sua natura. Infatti, per le sue specificità, è catalogato all’interno dell’insieme degli esopianeti. Questi oggetti hanno la specificità di mantenere alcune fondamentali caratteristiche che li rendono adatti alla vita:
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Come TOI-2109b riesca a compensare la breve distanza di 2,4 milioni di chilometri, pari ad appena l’1,6% di quella che divide la Terra dal Sole, e i requisiti che lo assimilano agli esopianeti è un mistero tutto da approfondire.
Sta di fatto che, nonostante la sua fine sembra già scritta, non può che rappresentare un oggetto di studio dal fascino unico. Questo pianeta infatti si aggiunge all’abaco scientifico che sta caratterizzando la mappatura del cosmo e che permetterà all’uomo di orientare in maniera soddisfacente le future missioni di esplorazione.
E tra le tappe che sicuramente scandiranno la ricerca di vita nello spazio, molto probabilmente, la prima sarà Alpha Centauri, a soli 4,7 anni luce dal nostro sistema solare. Sarà la missione del telescopio in orbita Toleman, che verrà inaugurata entro il 2023 a rispondere alle domande degli scienziati e a stabilire se nel sistema solare gemello al nostro esistono davvero esopianeti così come ipotizzato dal team di ricercatori dell’università di Sidney che curano il progetto.
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