Brutta sorpresa per gli amanti del titolo celebrativo presentato per il ventennale del grande GTA III tra delusione e amarezza
La reazione dei gamers all’uscita di GTA The Trilogy – The Definitive Edition è di gran lunga quanto di più lontano ci può essere tra le aspettative della Rockstar Game, già pronta a festeggiare con questo titolo celebrativo, e la realtà data dall’esperienza del giocatore.
La natura di questa valutazione sta nella qualità del prodotto finale presentato. Non è stato sufficiente trincerarsi dietro ad un nome altisonante. Anche se porta con se uno stuolo di appassionati presenta ugualmente diverse problematiche, alcune anche abbastanza banali ed evidenti. Queste infatti oscurano il lavoro fatto dagli sviluppatori negli anni.
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Purtroppo siamo di fronte ad un progetto boomerang, che anziché deliziare i giocatori li porta invece all’esasperazione. Ciò a causa di una grafica sbavata e innumerevoli bug. Ma soprattutto il tentativo di fondere il vecchio con il nuovo non è stato gestito con la dovuta attenzione che un’intersezione di questo tipo avrebbe richiesto.
Il Grand Theaft Auto The Trilogy – The Definitive Edition e le problematiche irrisolte del nuovo titolo firmato Rockstar Games
Ammettiamo che sbagliare è nella natura umana, e pertanto uno scivolone su una versione aggiornata di un videogames è sempre consentito. Ma si può dire lo stesso per quanto riguarda GTA? O meglio, la domanda da porsi è se questa versione cheap di un titolo che ha fatto la storia può essere la tomba del connubio tra gamers e la Rockstar Games.
Ma analizziamo più in dettaglio quelle che sono le brutture alle quali il giocatore si deve sottoporre quando decide di ripartire all’avventura con Claude, Tommy e J.C.
La prima osservazione è di natura grafica. Una delle più rinomate software house è riuscita a creare un prodotto dove abbondano texture sovrapposte, predomina un nuovo sistema d’illuminazione troppo invadente e le insegne non sono scritte correttamente. Oltretutto gli NPC sono tendenzialmente figure poligonali che tendono ad assumere pose innaturali.
Successivamente sono da prendere in considerazione i diversi bug di sistema che rischiano i compromettere lo stesso gioco.
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Anche il tentativo di ammodernare lo stile grafico è riuscito zoppicante. Si avverte molto la sensazione di essere di fronte ad un lavoro partito con le più alte ambizioni. Ma che successivamente si è trovato a commisurarsi con la dura realtà. E questa avvisaglia si evince anche in dettagli non di poco conto. Ne sono un esempio i personaggi di Claude e Tommy Vercetti, per i quali si capisce immediatamente il gap raggiunto da un’encomiabile sviluppo estetico. Ma di contro abbiamo invece il trattamento riservato a C.J., valutato come un protagonista di serie b, che al paragone con i due risulta solo abbozzato.
Un vero peccato, considerando che siamo di fronte alla pietra miliare del game design applicato agli open world, e che ancora oggi riesce a regalare grandi emozioni a giocatori.