Oggi vi presentiamo Daisy, il robot di Apple che recupera e ricicla i materiali degli iPhone giunti alla fine del loro ciclo di vita.
Daisy, il prodotto Apple che non conoscevate ancora
Vi siete mai chiesti cosa succede ad un iPhone che ha ormai concluso i suo ciclo di vita? Se ne occupa Daisy, il robot Apple che smonta gli iPhone per il riciclo e che offre il modo più efficiente per recuperare i materiali più preziosi del dispositivo. Daisy è in grado di smontare e smistare le singole parti di 200 iPhone in una sola ora.
Questo vuol dire che in un anno il robot è in grado di processare fino a 2,4 milioni di dispositivi.
Daisy si trova in un capannone industriale alla periferia di Breda, nei Paesi Bassi e il suo compito è smontare gli iPhone giunti alla fine del ciclo di vita per recuperare terre rare, tungsteno, alluminio, acciaio, rame, oro e molti altri materiali con un’efficienza inarrivabile per i sistemi di riciclo tradizionali.
Daisy è parte integrante della divisione “Ambiente e Policy e Impatto Sociale” di Apple, guidata dalla Vice Presidente Lisa Jackson.
E’ quella parte della mela che si dedica alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente e che già oggi opera con energie rinnovabili al 100%. Apple ha inoltre un obiettivo ben preciso: diventare entro il 2030 un’azienda “carbon-neutral” a tutti gli effetti, dall’inizio alla fine del ciclo di vita.
Daisy ha stuzzicato il vostro interesse? Ecco un video che vi mostra il robot in una delle sue tipiche giornate di lavoro!
Della mela non si butta via niente
Il riciclo è l’ultima alternativa che abbiamo nel caso in cui il nostro iPhone usato non si possa più aggiornare, rivendere o ricondizionare perché troppo danneggiato. Apple vuole infatti evitare che i dispositivi finiscano in discarica, ma vuol recuperare il più possibile per dare nuova vita ai futuri iPhone.
Il 90% della massa degli iPhone è composta da 14 materiali: alluminio, cobalto, rame, vetro, oro, litio, carta, plastiche, terre rare (il neodimio dei magneti, ad esempio), acciaio inox, tantalio, stagno, tungsteno e zinco.
I metodi di riciclo tradizionale, basati sulla distruzione in più passaggi del dispositivo, riescono a recuperare in buona parte i materiali più preziosi, come rame e oro, e a dividere efficacemente metalli e non metalli. Il processo non riesce però a riciclare molti altri elementi inquinanti ancora riutilizzabili, come terre rare e tungsteno.
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Cosa fa Daisy?
Daisy utilizza i suoi 5 bracci robotici per smontare 23 modelli diversi di iPhone in circa 18 secondi, suddividendo i componenti e 15 moduli differenti, dalle fotocamere alle batterie, passando per le scocche e le schede logiche e arrivando fino al Taptic Engine (il motorino che fa vibrare l’iPhone), ricchissimo di tungsteno.
Come funziona Daisy
Come avete potuto vedere dal video, gli iPhone vengono inseriti alla rinfusa nel contenitore di alimentazione della linea. Per prima cosa vengono tutti allineati con lo schermo in basso e una videocamera verifica se la scocca è piegata o integra. Il primo braccio robotico raccoglie ciascun iPhone e lo porta alla fase di riconoscimento del modello, che avviene grazie a un’altra videocamera e a un software di computer vision.
Il secondo braccio raccoglie il dispositivo, lo infila in un trapano che distrugge le viti del display, poi separa lo schermo dalla scocca. Il display viene scartato, mentre il corpo dell’iPhone procede alla terza fase, dove il dispositivo viene esposto a un getto d’aria a -80°. Serve a distruggere il collante della batteria, che viene separata ed espulsa dal braccio meccanico sbattendo molto forte l’iPhone contro uno spigolo di metallo. Da qui si passa alla fase finale: un punzonatore distrugge tutte le viti che tengono fermi i componenti. L’ultimo braccio meccanico scuote la scocca e li fa cadere in un nastro trasportatore per la selezione finale da parte di un operatore umano.
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I 14 moduli separati da Daisy vengono infine raccolti e inviati ad aziende specializzate per il recupero finale. Nel caso del rame e dell’oro, dicono da Apple, i materiali riciclati vengono immessi nel mercato globale, perché è più semplice riacquistare gli elementi riciclati dalla filiera anziché utilizzare quelli ricavati direttamente da Daisy.
Nel caso di materiali come le terre rare e il tungsteno, per i quali non c’è un mercato di scambio, tutto rimane interno ad Apple, e i materiali riciclati finiscono in nuovi iPhone, iPad e Mac.
Grazie a Daisy Apple riesce a riciclare 2,4 milioni di iPhone. Apple ammette però che la sfida più difficile è convincere gli utenti a portare gli iPhone vecchi e rotti in un Apple Store o in un Premium Reseller, anziché buttarli nell’indifferenziata, portarli in ricicleria o lasciarli in un cassetto.
Ecco che l’azienda ha pensato al trade in, ovvero se l’utente dà indietro ad Apple l’iPhone ormai obsoleto, riceve una somma che verrà scalata al prezzo dell’iPhone nuovo che andrà ad acquistare.