Gli occhiali di Facebook riscontrano già diversi punti critici. A rischio i nostri dati, la nostra vita quotidiana e la nostra intimità.
I problemi riscontati sono diversi: dalla spia di registrazione, all’impossibilità di bloccare in remoto gli occhiali in caso di smarrimento fino all’uso dei metadati su foto e video e potenziali abusi di cui non si fa menzione. Ma andiamo con ordine.
Facebook si è data agli occhiali?
Tutto nasce dalla collaborazione con EssilorLuxottica e dall’intenzione di voler realizzare un dispositivo facile da indossare, con cui potersi cimentare con la realtà aumentata.
Ed ecco l’idea di realizzare un paio di occhiali con videocamera integrata, molto simili a quelli che spesso si utilizzano in alcuni programmi televisivi per fare inchieste e giornalismo “su strada”.
Gli occhiali ci permettono di registrare video (fino a 35 video da 30 secondi) o di scattare istantanee di ciò che ci circonda (500 foto). Vengono associati alla app Facebook View, scaricabile gratuitamente sugli store e richiedono un account Facebook per essere utilizzati.
Un volta avuto accesso, è possibile caricare i contenuti in modalità wireless sulla app, dove, a detta di Facebook, le foto sono criptate. E’ possibile anche condividere i contenuti sui social o nelle app di messaggistica e salvare le foto direttamente nella memoria del loro telefono sul dispositivo al di fuori dell’app Facebook.
Questo dispositivo dunque rappresenta una concezione completamente nuova della fotografia, della condivisione e dell’ascolto.
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In America hanno un prezzo di 299 dollari che in Italia lievita a 329 euro fino ad arrivare a 409 euro. Il 12 settembre infatti nello store Rayban di Piazza San Babila a Miano, si è creata una lunghissima coda di persone interessate all’acquisto degli occhiali con telecamera.
Interviene il Garante italiano
Il Garante della privacy italiano ha avuto subito il sospetto che gli occhiali smart non rispettino le normative sulla privacy e ha chiesto all’Autorità Garante irlandese di sollecitare Facebook per avere una risposta il prima possibile.
Il Garante italiano intende acquisire elementi ai fini di una valutazione della effettiva corrispondenza del dispositivo alle norme sulla privacy.
Infatti il problema è che Facebook entra automaticamente in possesso di un numero spropositato di informazioni, senza fare alcuna menzione sul loro utilizzo o finalità. Inoltre la libertà di registrare il circostante e immortalare attimi di vita quotidiana ha dei limiti dettati dalla vita e libertà altrui.
Una situazione che abbiamo già potuto riscontrare su WhatsApp, dove la tecnologia end2end pare non criptare realmente le nostre conversazioni ma che siano di libero accesso per il colosso di Mountain View.
Ecco che l’Autorità ha voluto maggiori informazioni:
- sulla base giuridica in relazione alla quale Facebook tratta i dati personali
- sulle misure messe in atto per tutelare le persone occasionalmente riprese, in particolare i minori
- sugli eventuali sistemi adottati per anonimizzare i dati raccolti;
- sulle caratteristiche dell’assistente vocale collegato agli occhiali.
Tutto il necessario dunque per capire a fondo se la nostra privacy è tutelata o meno.
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La trovata di Facebook
Per non incorrere a problemi di privacy, Facebook ha pensato di montare un piccolo indicatore luminoso che si accende quando gli occhiali stanno registrando, avvisando le persone che sono state fotografate o filmate. Quando si imposta l’app Facebook View, vengono visualizzati anche i messaggi che chiedono agli utenti di “rispettare gli altri intorno a te” e chiedono se “ci si sente appropriati” a scattare una foto o un video in quel momento. L’app invita anche le persone a “fare una piccola dimostrazione” per mostrare agli altri che vengono registrati. Gli occhiali hanno una funzione di attivazione audio, chiamata Facebook Assistant, che può essere attivata per scattare foto e video a mani libere dicendo “Ehi, Facebook”.
Possiamo intuire quindi che il rispetto della privacy altrui sia lasciato al buon senso che alberga in ognuno di noi. Peccato che non funziona così.