Uno studio del Jet Propulsion Laboratory della NASA, pubblicato su Astrobiology, ha confermato che nel sottosuolo di Marte ci sarebbero le condizioni perfette per sostenere una vita di tipo microbico. Se il sottosuolo del Pianeta Rosso fosse davvero percorso da acqua corrente, la reazione chimica nata dall’incontro di quest’ultima con i materiali rinvenuti in meteoriti provenienti da Marte darebbe il via a condizioni per la vita
Tra i pianeti del Sistema Solare che più di tutti hanno interessato gli scienziati e gli astrofisici rientra sicuramente Marte, il cosiddetto Pianeta Rosso, tanto affascinante quanto misterioso data la sua storia ancora oggi largamente sconosciuta. Esso viene classificato come pianeta terrestre dato che, assieme alla Terra, a Mercurio e a Venere, è uno dei quattro pianeti con superficie rocciosa e metallica.
Negli ultimi anni sono state fatte numerose scoperte circa il pianeta rosso: la più importante riguarda la probabile presenza (attuale, ma soprattutto passata) di acqua sia sul suolo, sia nel sottosuolo, con la conseguente probabilità che su questo misterioso pianeta vi siano state forme di vita per lo più microbica, forse ancora presenti. Proprio su questo sta indagando il rover Perseverance assieme al piccolo elicottero Ingenuity, primo velivolo comandato a distanza in un pianeta extra-terrestre.
Le sorprese sul Pianeta Rosso però non finiscono qui, perché un recente studio della NASA suggerisce che nel sottosuolo potrebbero esserci le condizioni perfette per la vita microbica.
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La ricerca in questione è stata guidata da Jesse Tarnas, ricercatore del Jet Propulsion Laboratory della NASA e dottorando alla Brown University negli Stati Uniti; è stata pubblicata nella rivista Astrobiology e ha gettato nuova luce sul possibile ecosistema biologico di Marte.
Lo studio è stato condotto a partire dai frammenti di alcuni meteoriti provenienti da Marte e caduti sulla Terra: grazie alla loro composizione, messi a contatto con l’acqua (che, ricordiamo, potrebbe effettivamente scorrere nel sottosuolo di Marte, come suggerito da svariate ricerche) darebbero luogo ad una reazione chimica in grado di creare le condizioni per la vita a livello microbico.
Come affermato da Tarnas stesso, “ovunque ci sia acqua di falda su Marte, c’è una buona possibilità di avere sufficiente energia chimica per sostenere vita microbica”. La reazione chimica in questione si chiama radiolisi e avviene quando vengono messi a contatto elementi radioattivi nelle rocce con acqua intrappolata in pori e fratture del suolo. Da questa reazione la molecola d’acqua viene separata nelle sue componenti idrogeno e ossigeno: alcuni microrganismi riescono a sfruttare l’idrogeno come “combustibile” e usare l’ossigeno per bruciarlo.
Lo studio getta una luce particolarmente ampia su quello che è l’attuale, grande obiettivo degli studiosi: dopo aver accertato la presenza di antichi enormi laghi sulla superficie del Pianeta Rosso tramite il rover Curiosity, ancora attivo, il prossimo step riguarda proprio la possibile scoperta della vita su Marte.
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Potrebbe mancare meno del previsto: intanto, il mondo intero ha gli occhi puntati su Perseverance e su Ingenuity, che hanno appena inizato la propria missione proprio in questa direzione.
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