L’adeguamento richiesto dal Garante della Privacy irlandese fa vedere i suoi primi affetti, e l’azienda californiana alza la prima linea di difesa
La doverosa risposta di Meta alle interrogazioni sollevate dal Garante in materia di privacy è finalmente giunta. La questione legata alla protezione dei dati di milioni di cittadini europei è la trincea lungo la quale si combatte oggi questa battaglia. Fatta di esposti ed istanze, oltre che a botta e risposta a volte sopra le righe.
In uno di questi che proprio l’azienda con al timone il CEO Mark Elliot Zuckerberg , forse in preda ad una megalomania in cui i vertici societari si saranno fatti un po’ prendere la mano, si era addirittura lanciata in un ipotesi un po’ piccata. Ovvero circa la possibilità di ritirare tutti i prodotti dal mercato europeo. Ai cittadini del vecchio continente si sarebbe aperto uno scenario dove non si sarebbero più potuti utilizzare gli strumenti ai quali siamo ormai abituati. Ovvero l’app di messaggistica WhatsApp o Messenger. Piuttosto che Facebook e Instagram.
Tuttavia la scelta di aggiornare la sezione relativa alla privacy di WhatsApp sarebbe invece quella che ha poi prevalso, con le conseguenze del caso.
Il messaggio ricevuto dai cittadini dell’Unione Europea inviato da WhatsApp e quello che dobbiamo sapere sulla nuova policy legata alla privacy di Meta
L’arrivo del messaggio di testo in cui si riporta come l’azienda metta il focus sulla consapevolezza digitale nella gestione dei dati degli utenti è stato un primo passo. In una chat messa in cima a tutte le altre è riportato l’invito a scoprire di più, cliccando attraverso il link riportato, su come si sta aggiornando l’informativa sulla privacy di Meta per i residenti in Europa.
Il pomo della discordia sarebbe sopratutto legato all’invio delle specifiche delle persone che usano questo strumento in territorio extra-continentale. Inviare le informazioni negli Stati Uniti esporrebbe questi contenuti a una non ben precisata gestione. Che non può essere ancora saldamente tracciata dagli enti europei che si occupano di questa rilevante questione. Nulla ha quindi a che fare con i contenuti delle chat. I quali rimangono sempre saldi in termini di sicurezza essendo infatti gestiti con la crittografia end-to-end.
La nuova sezione informativa dunque dovrebbe servire in parte a spegnere la questione sollevata dalla Commissione Europea, che tuttavia potrebbe non ritenere abbastanza efficacie o chiara l’azione intrapresa. La partita rimane quindi ancora aperta, in un contenzioso in cui vediamo schierate due posizioni diametralmente opposte, oltre che ad un sistema normativo e gestionale molto complesso.