Una analisi effettuata direttamente dall’Italia ha svelato alcune novità sorprendenti per quanto riguarda i cicloni che si vedono su Giove, e dato che si tratta di una informazione dell’ultimo minuto non possiamo che approfondirla.
L’universo è, da sempre, pieno di sorprese, e lo abbiamo costatato con le ultime missioni effettuate nel 2021 oppure con la scoperta della reale forma del cubo sulla Luna, il quale si è rivelato essere un semplice pezzo di roccia.
E ne avremo ancora per molto, specialmente con i cicloni che abbiamo visto su Giove. Grazie ad una macchina del tutto italiana, però, gli scienziati sono riusciti ad ottenere delle informazioni interessanti in merito. Ma di quali si tratta?
Le scoperte fatte sui cicloni
Innanzitutto, facciamo una breve spiegazione di come funzionino i cicloni su Giove. Questi sono prodotti dallo stesso fenomeno fisico che è alla base dei vortici degli oceani sulla Terra, segno del fatto che il loro processo di creazione non sia tanto diverso da quello del nostro pianeta.
E a confermare ciò che abbiamo detto sono le immagini all’infrarosso raccolte dalla sonda Juno della NASA grazie allo strumento italiano Jiram, una macchina capace di poter catturare delle foto interessanti al riguardo e che hanno aiutato gli scienziati a chiarire alcuni dubbi.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Physics da un team internazionale a cui hanno partecipato pure i ricercatori dell’Inaf, acronimo di Istituto Nazionale di Astrofisica, e dell’Asi, cioè l’Agenzia Spaziale Italiana.
Il gruppo di scienziati, guidati da Lia Siegelman, una oceanografa dell’Università della California a San Diego, ha analizzato delle immagini a infrarossi ottenute da Jirem della regione intorno al polo nord di Giove, oltre che dell’ammasso di vortici polari che vi stanziano in quel preciso luogo.
Le foto valutate, con una qualità eccezionale per quanto riguarda la risoluzione e copertura spaziale, hanno consentito agli esperti di monitorare il movimento delle nuvole per calcolare la velocità e la direzione del vento. Così facendo, hanno potuto interpretare le immagini a infrarossi per stimare lo spessore delle nuvole.
Nelle regioni maggiormente calde saranno più sottili, mentre in quelle fredde mostrano una fitta copertura nuvolosa presente nell’atmosfera di Giove. I risultati, dunque, hanno fornito alcuni indizi non indifferenti sull’energia del sistema atmosferico del pianeta, il quale sale rapidamente all’interno delle nuvole dal momento che sia la fonte di energia che innesca e mantiene i grandi cicloni che si verificano.
Avevamo avuto modo di conoscere questi dettagli su Giove nel 2016, ossia durante la prima missione con una visione completa e dettagliata dei cicloni polari nell’atmosfera del pianeta. In questo modo sono riusciti ad ottenere delle informazioni importanti e relative a questo studio.
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Infine, Alessandro Mura, il co-autore dello studio e responsabile scientifico di Jiram, ha rilasciato una dichiarazione in cui dice che: “Non siamo ancora sicuri di come si siano originati o da quanto tempo circolano questi vortici polari, ma ora sappiamo che il fenomeno della convezione umida è ciò che li sostiene”.