È stata portata avanti una ricerca volta allo sviluppo dell’elaborazione dati dei computer quantistici, e sembra che i risultati ottenuti si siano rivelati essere davvero stupefacenti.
L’Università di Copenhagen ha dimostrato come sia possibile incrementare la potenza di calcolo dei dispositivi migliorando le tecniche di manipolazione del qubit. Difatti, e anche se non tutti lo sanno, i computer quantistici eseguono un tipo di elaborazione dei dati in modo completamento diverso da quelli tradizionali.
Non a caso non fanno alcuna distinzione tra CPU e RAM, tanto meno sfruttano gli stessi metodi dal momento che non utilizzano l’architettura di Von Neumann, la stessa sfruttata per i PC normali e che abbiamo in casa ad esempio.
I ricercatori, seppur se non abbiano trovato un modo per aggirare i problemi della natura quantistica, hanno valutato il funzionamento della materia in questione a livello sub-atomico. Come stabilisce il principio di indeterminazione di Heisenberg, l’osservazione di un oggetto quantistico porta alla sua modifica.
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E per raccogliere i risultati dei calcoli, difatti, è necessario effettuare dei cambiamenti sul qubit, in modo tale da alterarne lo stato e cancellare i risultati della misurazione. Ovviamente non è un problema da poco visto che, i computer quantistici, sono in grado di elaborare un solo qubit alla volta perdendo, in contemporanea, tutte le altre informazioni.
I risultati delle analisi
Lo studio si è concentrato, quindi, sugli “spin qubit, ossia una serie di elettroni intrappolati in nanostrutture presenti nei chip di arseniuro di gallio e chiamate “quantum dot“. Il vantaggio che offrono non è indifferente: riescono a mantenere il proprio stato quantistico più a lungo rispetto a tutte le altre tecnologie esistenti.
La novità ottenuta sta nel fatto che sia possibile superare la limitazione attuale per far funzionare e misurare, allo stesso tempo, i qubit. Al termine di questi calcoli il sistema, invece di collassarsi, continua a funzionare e riesce a salvare il loro stato continuando ad elaborare i dati.
Anasua Chatterjee, uno degli autori dello studio, in merito a questo ha affermato che: “La cosa nuova e veramente significativa del nostro chip è che possiamo simultaneamente controllare e misurare tutti i qubit. Questa cosa non è mai stata dimostrata prima per gli spin qubit o per molti altri tipi di qubit“, Prosegue Il professor Kuemmeth, che ha diretto la ricerca, il quale ha dichiarato: “Per ottenere processori quantistici più potenti, dobbiamo non solo incrementare il numero diqubit, ma anche il numero di operazioni simultanee, che è esattamente ciò che abbiamo fatto“.
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Tuttavia, non è molto facile portare avanti un progetto del genere. Difatti, serve che sia lo stesso gruppo di ricerca ad aiutare il computer quantistico ad elaborare i dati tramite 48 elettrodi attivati e manipolati continuamente. Vogliono puntare a sviluppare una intelligenza artificiale che sia in grado di fare esattamente questo, rendendo automatizzato il processo allo scopo di mantenere il pc indipendente in poche parole.