Di teorie particolari sul perché la società è cambiata e continua la sua trasformazione se ne sentono tante ma quella raccontata dal senatore americano Josh Hawley le supera tutte
Che il mondo fosse pieno di persone con idee stravaganti è indubbio. La diversità d’altronde crea vivacità e tensione positiva. Oltre a permettere alla società umana di evolversi, e si spera, migliorarsi. Ma cosa succede quando un uomo bianco, volto ufficiale di un organo di governo, un senatore americano con una certa visibilità, si esprime sullo stato attuale della metà della mela? Utilizzando poi delle teorie che definire discutibili, sarebbe un eufemismo?
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Questo e molto altro è avvenuto durante il National Conservatism Conference (CPAC). Ci riferiamo ad un evento di politica annuale in cui convergono gli attivisti conservatori da ogni angolo degli stati Stati Uniti e dal mondo intero. Una platea molto vasta, dalle convinzioni granitiche. Che qui ha potuto ascoltare le opinioni in merito alla condizione maschile espresse dal senatore Josh Hawley, un repubblicano portavoce del Missouri al governo.
Per spiegare il monologo discutibile di Hawley dovremmo fare un passo indietro e cercare di capire, con una certa significativa resistenza, il suo punto di vista. Secondo il senatore la tesi di partenza sarebbe che il genere maschile è ferito a causa di una società che ricerca un modello di mascolinità più conforme.
Josh Hawley e la sua teoria sulla regressione maschile
Questo quindi creerebbe negli uomini una fragilità che non trova soluzione se non nel rifugiarsi in mondi fittizi, tuffandosi nel gaming e nella pornografia. E ciò, li poterebbe ad eludere le proprie responsabilità rispetto alla collettività rinunciando all’impegno e al lavoro.
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A dare contenuto alle sue affermazioni si è avvalso di quanto successo ad un ex studente dell’Università in Ohio, Jay Wells. Il ragazzo, probabilmente stremato dalla consistente retta, che ammontava a circa 34.000$ all’anno, decise di lasciare tutto per un lavoro sottopagato, adducendo come motivazione quella di voler capire meglio cosa fare da grande. Hawley sostiene quindi la necessità di ridare contenuti al genere maschile, ricostruendo una impalcatura più solida intorno al loro genere. Una spettrale proposta che strizza l’occhio ai Racconti dell’ancella di Margaret Atwood.
Tuttavia che ci sia una certa correlazione tra successo lavorativo e ore passate sui devices a giocare non è una banalità. Prima ancora che la situazione finisse sotto la lente di ingrandimento ne aveva già parlato il senatore repubblicano del Nebraska Ben Sasse. Nel suo memoriale The Vanishing American Adult riporta infatti dei dati importanti. Ovvero che un numero superiore alla somma degli abitati negli stati del Nebraska, Sud Dakota, Nord Dakota, Wyoming e Montana, passerebbero più di 45 ore a settimana impegnati in attività di gioco. Ma queste statistiche in realtà erano correlate al livello degli stipendi molto bassi piuttosto che ad una vera e propria forma di disaffezione o di mancanza di coinvolgimento.