Una strategia marketing azzardata ha rivelato risultati imprevisto colpo di scena e ha infastidito i gamers
Nel mondo dei gamers i giochi sono cose serie. Specie gli sparatutto in stile gang che creano mood di affiliazione e partecipazione coinvolgente. Questo è un fenomeno che riguarda non solo i titoli storici, ma anche le saghe più seguite. Fa parte di questa schiera il seguitissimo Far Cry che da poco si è arricchito del sesto episodio.
Ma che succede quando il mondo dell’immaginazione tracima dal monitor e ribalta le regole del marketing? Deve essere proprio questo ciò che è accaduto ai social media manager della Ubisoft che hanno cercato la strada della rivitalizzazione e dell’engagement in una maniera peculiare e discutibile.
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I giocatori di questo incredibile sparatutto non sono proprio dei pivelli quando si parla di not politically correct. L’antagonista di questa storia infatti rappresenta il tipico boss sudamericano dedito alle azioni violente pur di ottenere il suo tornaconto.
Il contenuto dell’email è molto crudo e diretto. A “inviarla” è lo stesso Antony Castillo, il cui volto, voce e gestualità è plasmata sul grande attore caratteristico Giancarlo Esposito. Il testo è proprio costruito nel suo stile. Schietto e spietato, proprio come i dettami del suo personaggio richiedono. E chi meglio di lui può deliberatamente sfottere il giocatore?
Castillo si esprime chiaramente. Ringrazia in primo luogo l’utente, perché grazie alle sue scarse qualità di giocatore gli ha permesso di avere facilmente l’egemonia sul territorio di Yara. Ma non finisce qui. Lo schernisce con parole cariche di ironia, scrivendo inoltre che ora quella zona è nelle mani di una persona capace.
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A completare il tutto vengono poi riportate le ore di gioco impiegate dell’utente, piuttosto che le statistiche legate alle prestazioni. Tuttavia, in un settore dove la partecipazione ed il coinvolgimento è tutto, qualcosa deve essere andato storto. A cinguettare l’insoddisfazione sui propri profili social sono stati proprio gli utenti di Twitter che non hanno perso tempo ad elaborare sottili invettive contro questa campagna pubblicitaria.
Curioso come questa scelta stilistica abbia indignato un pubblico normalmente abituato a contenuti violenti e dissacranti ma che questa volta si è ribellato ad essere bacchettato gratuitamente. L’obiezione dei gamers infatti riguarda appunto il tempo che si può dedicare ad un titolo. Questo infatti è puramente soggettivo e non può essere passibile di un uso così distorto che vada in qualche modo a giudicare le abitudini degli utenti.
In sostanza qualcosa deve essere andato storto in Ubisoft e probabilmente si dovrà fare un passo indietro per recuperare fiducia e credibilità.
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