Un esperimento inedito ed interattivo che vuole puntare a smascherare un sistema che aggira la tutela della privacy
Molti lo conosceranno come inviato di Striscia la Notizia, specializzato in ambito tecnologico, ma Marco Camisani Calzolari, con il suo noto acronimo MCC, è molto più di questo. Il suo è un percorso professionale più che solido, iniziato in qualità di consulente per la comunicazione per società pioniere nel settore già dal 1995. Per poi diventare egli stesso fondatore per diverse aziende dagli anni 90 a oggi, investendo del campo dei mass media. Oggi, dopo più di 25 anni di attività è un docente universitario di Comunicazione, membro del board del Global Online MBA e titolare della cattedra in Digital Communication.
Approdato nelle fila della trasmissione solo dal 2017, svolge il ruolo di consulente digitale, e l’abbiamo sicuramente ascoltato mentre divulgava in maniera molto semplice e accessibile per tutti argomenti legati alla tecnologia, alle piattaforme social, al mondo del gaming e all’innovazione in generale.
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Durante la trasmissione del 27 settembre ha voluto coinvolgere il pubblico dei telespettatori in un’attività mai effettuata prima in tv. Questa consiste in un esperimento interattivo che coinvolge il pubblico, e porterà nei prossimi giorni a capire come e se i nostri smartphone ci ascoltino.
L’inviato ha chiesto alla platea degli utenti che stavano seguendo la puntata di effettuare delle semplici operazioni:
Successivamente si è espresso con frasi legate alla necessità di possedere un’auto, che la stessa fosse nuova e gli permettesse di effettuare dei viaggi con la propria famiglia. Altre esclamazioni sono state più indirizzate alla performance e ai consumi, stringendo il campo ad un mezzo ecologico.
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L’obiettivo di questa attività è dimostrare che alcune app, quelle che magari consideriamo anche le più innocue, siano in realtà sviluppate per spiare tutto quello che diciamo. L’ascolto costante mira a estrapolare i nostri dati e le nostre preferenze, trasformandole in testo per poi trasferirle ad agenzie specializzate in servizi pubblicitari.
E’ per questa ragione che potremmo ricevere una pioggia di materiale che reclamizza un determinato argomento. La responsabilità non ricade quindi sugli inserzionisti, che sono normalmente all’oscuro di quali siano le dinamiche alla base degli algoritmi utilizzati per incrociare i dati.
Per concludere l’esperimento Marco Camisani Calzolari ci lascia come ultimo compito quello di verificare se la ricezione di pubblicità sui nostri dispositivi abbia subito delle deviazioni anomale. In caso quindi registrassimo questa eventualità ci invita a segnalarla alla redazione di Striscia per dimostrare che la tesi iniziale è esatta.
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