Prima o poi sarebbe successo, e sarebbe stata tutta opera di Elon Musk. Il tycoon di SpaceX ne ha combinata un’altra delle sue, ha innovato ancora di più l’innovabile.
Il servizio di internet satellitare ideata da SpaceX, Starlink, ha finalmente una data ufficiale di uscita: ottobre 2021. Sarà infatti il prossimo mese che la tecnologia in questione uscirà dalla fase beta, e diventerà stabile.
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Ma a cosa servirà questo servizio di internet satellitare? Abbiamo visto che ci sono delle aree della Terra dove il segnale internet arriva basso o non arriva proprio: allora Elon Musk ha pensato di ideare un sistema di internet che non passasse per infrastrutture terrestri proprio per raggiungere queste aree.
Naturalmente un sistema satellitare di connessione internet passa necessariamente dal lancio in orbita di una serie di satelliti Starlink, che SpaceX ha già iniziato a lanciare. Ce ne sono infatti circa 1.740 già gravitanti in orbita terrestre, che hanno consentito alla versione beta di girare.
Principalmente, la versione di prova è stata limitata al Nord America e ad alcune selezionatissime aree dell’Europa, ma sono rimaste fuori Australia, Cile e Nuova Zelanda. Si parla di estendere la copertura in Messico e in Giappone, ma forse saranno incluse a breve anche Filippine e Sudafrica.
Non bastano però i poco più di 1.700 satelliti già in orbita lanciati da SpaceX: per avere una copertura più capillare bisognerà lanciarne un certo numero, finora non meglio specificato, intorno all’orbita terrestre.
Naturalmente, poiché Elon Musk e la sua SpaceX non hanno l’esclusiva dello spazio, e soprattutto poiché qui non si parla di corsa allo spazio ma di telecomunicazioni, le polemiche da parte di altre compagnie dello stesso genere non sono mancate.
La Kuiper di Amazon, ad esempio, che fornisce un servizio molto simile a quello che offre Starlink, ha citato in giudizio l’azienda di Elon Musk per una presunta mancanza di rispetto delle regole da parte di SpaceX.
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In questa corsa inoltre sembra essere coinvolta anche la Cina, ultimamente a piena ragione inserita nel novero delle potenze mondiali non solo in cima alle classifiche in fatto di economia, ma anche e soprattutto in fatto di tecnologia.
Sembra che il bando statunitense non abbia infatti intaccato l’egemonia cinese nella produzione e commercializzazione di dispositivi e attrezzature elettroniche, anzi abbia tirato fuori tutte le potenzialità di un mercato che finora è stato forse fin troppo sottovalutato.
Attenzione però a non creare un sovraffollamento di satelliti in orbita, con conseguente inquinamento spaziale (come se non bastasse quello terrestre).
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