Un’esplosione stellare nell’eterna immensità dello spazio. Siamo riusciti ad osservarla. Prima volta nella storia!
COSA E’ SUCCESSO?
Per la prima volta nella storia l’uomo è riuscito ad osservare delle tracce di esplosione stellare, disperse nello spazio, dopo uno scontro avvenuto tra una stella e un buco nero. La scoperta è avvenuta grazie ad un gruppo di ricerca internazionale supervisionato da Caltech (Istituto di tecnologia della California). Dillong Dong, responsabile dello studio, ha espresso il suo stupore: “Era previsto che accadesse, ma questa è la prima volta che si osserva uno spettacolo del genere”. L’osservazione, che ci dà la parvenza di avere la volta celeste nelle nostre mani, in realtà ci ha reso spettatori di un fenomeno lontano da noi ben 480 milioni di anni luce. L’esplosione è stata battezzata VT 1210+4956.
Il lavoro di ricerca è stato pubblicato dall’autorevole rivista Science che ha provato come le supernove possano nascere anche per collisione.
IN PRINCIPIO
All’origine della supernova in questione c’erano due stelle nate insieme: la massa maggiore di una delle due ha comportato un completamento più rapido del ciclo vitale rispetto all’altra. Dopo l’esplosione in supernova, questa ha quindi lasciato posto a una stella di neutroni o un buco nero.
La stella superstite e ciò che restava della gemella hanno iniziato poi ad avvicinarsi sempre di più fino a giungere ad uno scontro pirotecnico: l’urto ha infine provocato l’interruzione dei processi di fusione sulla stella ancora attiva, innescandone l’esplosione e generando infine la supernova.
QUANDO UNA STELLA MUORE …
La Scienza e l’Astronomia ci spiegano che quando una stella è giunta alla fine dei suoi giorni, normalmente esplode e si viene appunto a creare una supernova, un’esplosione luminosa, la cui potenza è direttamente proporzionale alle dimensioni della stella che deflagra. Una stella continua la sua vita solo fino a quando c’è abbastanza idrogeno al suo interno, ma una volta esaurito il combustibile, si crea una fusione che produce appunto una forte energia, sufficiente a contrastare la grande forza gravitazionale che altrimenti porterebbe l’intero oggetto a collassare su sé stesso.
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COME E’ AVVENUTA LA SCOPERTA?
La scoperta è avvenuta grazie alla continua innovazione della tecnologia moderna. Il merito va attribuito al Very Large Array, un gruppo di radiotelescopi in funzione già dagli anni ’80 a Socorro, nella zona del Nuovo Messico. Si tratta in pratica di 27 antenne paraboliche del diametro di 25 metri ciascuna disposte a forma di Y, che sono in grado di sfruttare i principi dell’interferometria (misurare le interferenze tra più onde coerenti) per operare come un’unica antenna ricevente di 40 km di diametro.
Uno strumento polivalente ideato per studiare molti oggetti astronomici, tra cui radiogalassie, quasar, pulsar, resti di supernova (il nostro caso), lampi gamma, stelle che emettono onde radio, il sole e i pianeti, maser astrofisici, buchi neri e il gas idrogeno che costituisce una grande parte della Via Lattea e galassie esterne.
TUTTA QUESTIONE DI FORZE
Le stelle vivono l’intera esistenza mantenendo due forze in equilibrio: una che tende alla loro implosione e un’altra invece che spinge nella direzione opposta, portandole all’esplosione. Sono dunque il campo di battaglia tra due energie e fino all’ultimo, non si può sapere con certezza quale delle due possa prevalere.
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Quando questo equilibrio viene meno, la stella implode e subito dopo esplode in maniera molto violenta, creando una supernova, che a sua volta porta alla creazione di “oggetti” piccoli con campi gravitazionali enormi, le cosiddette stelle di neutroni o buchi neri.
Lo scontro ha lasciato delle tracce nello spazio. Si tratta di anomali impulsi radio, incrociati poi con delle osservazioni della stessa porzione di cielo interessata da questi segnali.