Il Big Tech, ormai alle strette, viene lentamente a patti con le nuove politiche internazionali in tema di antitrust
Un cambiamento si stava già avvertendo. Era nell’aria che l’egemonia marketplace dei Big Tech, Apple e Google in prima linea, stava per subire una bordata pazzesca. E proprio per questo è messa in preventivo la nuova linea di politica aziendale annunciata da Cupertino. Il pasticcio che sta travolgendo le piattaforme che ospitano milioni di app non è una questione semplice da risolvere. Infatti tocca moltissimo gli interessi economici di tutti i protagonisti nella vicenda.
A dare però definitivamente il via ad una svota epocale ci ha pensato il governo giapponese. L’ultimo scontro sul fronte dell’assolutismo del trade si è combattuto dunque nel paese del sol levante. Qui, a seguito di un’estenuante battaglia tra le parti, viene siglato un accordo conciliatore sottoscritto tra Apple e la Japan Fair Trade Commission (JFTC). La direzione impostata spinge l’azienda a rilasciare importanti concessioni agli sviluppatori, succubi di accordi capestro, già fortemente criticati dalla maggior parte dei paesi.
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D’altronde la politica aziendale, facendosi scudo di un sistema a vantaggio del controllo e della sicurezza, applica delle imposte pesantissime che oscillano anche fino al 30% sul fatturato, fatto salvo situazioni e scontistiche particolari. Il cambio di rotta è epocale e permetterà la fioritura di un mercato più flessibile e sostenibile, dando al lavoro dei creativi il giusto compenso.
Il percorso di cambiamento avrà un effetto domino
Per la prima volta infatti sarà concesso agli sviluppatori, che offrono servizi in abbonamento a giornali, audio e video, di inserire all’interno delle loro app dei link esterni. L’utente potrà da li accedere alla pagina del sito e procedere alla creazione di un account fuori all’ambiente di App store, e procedere quindi autonomamente agli acquisti.
E’ noto che l’azienda è già stata bacchettata su questo tema. Non ultima la vicenda che la vede coinvolta direttamente nelle decisioni del governo sud coreano, che attraverso la nuova legge approvata dal parlamento, la Telecommunication Business Act, si era posto come garante nei difficili rapporti subalterni che intercorrono tra il colossi del Tech e le piccole realtà locali.
Ma ancor prima il banco d’accusa si è svolto in Europa, dove la comunità ha pesantemente calcato il polso in tema di anti-trust, già preceduta dagli Stati Uniti con una battaglia legale chiusa con la pratica del compromesso tra la Apple e un gruppo di rappresentanti di sviluppatori di app che accusavano l’azienda di comportamento commercialmente scorretto.
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La decisione di aprire uno spiraglio però non è ne immediata ne risolutiva. Come dichiarato da Apple sui suoi canali ufficiali, le modifiche alla loro policy attuali entreranno in vigore nei primi mesi del 2022, ma non prima che l’azienda avrà aggiornato le sue linee guida.