In sviluppo un Upgrade tecnologico che strizza l’occhio all’architettura green, e promette case ad impatto zero
Nell’ambito di efficienza energetica e domotica, le abitazioni di ultima generazione hanno tanto da raccontare. Le migliori sono altamente performanti, hanno un’impronta ecologica pari quasi a zero, e non utilizzano combustibili fossili.
Le componenti tradizionali che caratterizzano questo tipo di edifici sono tendenzialmente divise in due ambiti. Ovvero da un lato c’è l’aspetto tecnologico puro che incanala e utilizza le fonti rinnovabili per produrre energia, dall’altro invece i materiali utilizzati.
Questi ultimi, nello specifico, hanno delle caratteristiche tecniche che devono permettere la massimizzazione degli sforzi impiegati per rendere le case indipendenti dalla rete elettrica tradizionale
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E proprio in questo tipo di visione che si inserisce il prototipo, ancora in fase di sviluppo, del parquet funzionale, dove l’uso di un materiale impiegato diffusamente nell’edilizia si unisce alla capacità di convertire l’energia elettrostatica.
A curare lo studio, che è ancora nelle fasi di sviluppo, è un team di ricercatori svizzeri della Eidgenössische Technische Hochschule Zurigo, in collaborazione con i Laboratori federali per la scienza e la tecnologia dei materiali Dübendorf. A capo del progetto, il team leader, il professor Guido Panzarasa.
Il progetto è definito ” legno funzionale” con tribopolarità per nanogeneratori. Nello specifico si tratta di una pavimentazione costituita da un sistema a pacchetto. Nulla di nuovo in questo, visto che oggi la maggior parte delle abitazioni provviste di domotica e sistemi di riscaldamento moderni utilizzano il massetto per inserire all’interno del pavimento molti impianti.
Il pacchetto, sul quale stanno lavorando i ricercatori, è composto da due parti in legno sovrapposte con specifiche elettriche diverse. La loro struttura modificata, sia del punto di vista morfologico che chimico, aumenta la capacità del materiale di cedere o acquisire elettrodi nel momento in cui camminiamo sul parquet. Posizionando due elettrodi a monte e a valle di ciascuna unità produttiva è quindi possibile incanalare l’energia così prodotta presso la rete elettrica domestica.
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Come dichiarato dal project leader Panzarasa lo sviluppo del prodotto è ancora in uno step preliminare. Le problematiche che vengono a presentarsi sono molteplici. Queste rappresentano dei nodi da sciogliere prima che il materiale composito possa vedere una applicazione reale in cantiere.
Da un lato, ad esempio la scelta del legno è particolarmente spinosa. Se dal punto di vista commerciale è uno dei materiali più duttili nel mondo dell’edilizia, nonché uno dei più caldi e belli da vedere, dall’altro per le sue specifiche fisiche intrinseche risulta particolarmente ostico nell’impiego per raggiungere un livello di produzione energetica accettabile.
L’altro punto da prendere in considerazione è l’aspetto commerciale. Analizzando le specifiche della proposta, la sfida più grande sarà renderlo accessibile al mercato su larga scala e non solo ad una stretta cerchia elitaria, oltre che sostenibile in termini economici.
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