Il veicolo spaziale Solar Dynamics Observatory della NASA mostra il fenomeno solare estremo
I temutissimi fenomeni sono al centro degli studi dei ricercatori spaziali, per quanto, con la loro potenza devastante, potrebbero influenzare la vita sulla nostro pianeta impattando sulle reti elettriche,i satelliti e le comunicazioni radio, che permettono moltissime delle nostre attività. Non stupisce quindi che le foto al Sole, catturate dallo SDO, ovvero la Solar Dynamics Observatory della NASA, abbiano affascinato e allertato il mondo scientifico.
Desta quindi attenzione quanto restituito dalle immagini del veivolo spaziale semiautonomo che ha immortalato la macchia solare AR2859 posizionata in un’area a nord-est del Sole, identificata da ombra circolare in espansione e associata all’emissione di un’onda di plasma caldo e magnetismo. Al momento la maestosa eruzione ha avuto come conseguenza il verificarsi di un brillamento solare di classe C3.
Organizzati in 5 classi solari, i brillamenti sono suddivisi in base alla loro intensità luminosa. Vengono catalogati in ordine crescente e sono nominati A,B,C,M e X. Il fenomeno registrato in questi giorni è catalogato quindi come all’interno delle attività di routine. Le particelle solari emesse sono anche responsabili delle spettacolari aurore boreali e di quelle australi.
L’osservatorio solare e la comunità scientifica
Le agenzie che si stanno occupando da vicino di questa attività solare sono la NASA, che tempestivamente ha raccolto e segnalato il brillamento con la sua Solar Dynamics Observatory, e il team di analisti della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).
Gli esperti parlano quindi di un fenomeno definito “tsunami”, noto anche come Moreton Wave o Moreton-Ramsey Wave. Si definisce come un’onda d’urto della corona solare di ampia scala generato dal brillamento con rilascio di CME, ovvero coronal mass ejection. I Moreton Wave sono osservati per la prima volta nel 1959, ma è solo nel 1995 che ritornano ad essere oggetto di studio approfondito, per poi essere codificati dalla NASA nel 2009.
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Gli scienziati stanno ora lavorando per capire meglio come e se la tempesta geomagnetica si abbatterà sulla terra. Attualmente l’unico fenomeno visibile, e che potrebbe essere anche il più rilevate, è stata la manifestazione di una fantastica aurora alle latitudini settentrionali.
I meteorologi del NOAA tuttavia prendono in considerazioni altri fattori che potrebbero influenzare e amplificare in maniera massiccia le conseguenze dell’eruzione. Tra questi ritroviamo l’aumento della temperatura, la densità delle particelle solari e la variazione della forza del campo magnetico interplanetario, definita come IMF.
Prendendo in considerazione lo studio svolto nel 2013 dall’agenzia londinese Lloyd’s e dalla statunitense Atmospheric and Environmental Research (AER), sulla base delle implicazioni tecnologhe moderne e le osservazioni negli ultimi due secoli, se si verificasse una intensificazione in tal senso, di potenza maggiore, i soli Stati Uniti potrebbero subire un danno superare i 2,6 trilioni di dollari.