Scoperti i fattori che renderebbero possibile abitare su Marte: la NASA ne da conferma

Un processo che si chiama “radiolisi” permetterebbe di vivere sul pianeta rosso. Ma come è possibile?

Tre laghi salati trovati su Marte: la radiolisi è quindi possibile – MeteoWeek.com

Sono sicura che lassù, da qualche parte nel nostro sistema solare, ci sia la vita“, afferma Christine Moissl-Eichinger, microbiologa alla Medical University di Graz, in Austria. Come ogni scienziato, però, Moissl-Eichinger sa bene che per un’affermazione così precisa  ci vogliono prove sostanziali, motivo per cui sta lavorando insieme ad altri per trovarle, sia qui sulla Terra sia su Marte. Ma non solo lei.

Decine di migliaia di studi stanno lavorando per dimostrare che una vita su Marte è possibile.

Uno studio pubblicato su Astrobiology infatti sostiene che la radiolisi potrebbe aver alimentato -e alimentare in futuro – la vita microbica nel sottosuolo marziano. Cosa significa, in parole comprensibili a tutti?

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Iniziamo dal principio: sul Pianeta Rosso, il rover della NASA Perseverance è alla ricerca di fossili e tracce di biochimica aliena nel cratere Jezero, il letto di un antico lago che si pensa possa aver offerto un tempo condizioni abitabili per forme di vita microbica e su cui il rover ha deciso di “piantare le tende”.

Qui sulla Terra, i microbiologi stanno investigando sugli ambienti veramente irrisori di ossigeno che possono essere simili all’habitat primordiale di Marte. Si è valutato anche Giove, per le sue cappe di umidità, ma per ora sembra più raggiungibile Marte. Questo duplice approccio, in cui si studiano contemporaneamente  le estrapolazioni degli scienziati sulla vita extraterrestre e gli studi di analoghi terrestri,  potrebbe aiutare a chiarire i limiti posti per la vita , soprattutto sotto allo strato roccioso presente su pianeti simili al nostro, aiutando molto lo sviluppo e l’esecuzione di future missioni extraterrestri.

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La radiolisi che permetterebbe la vita su Marte

Il processo noto come radiolisi funziona in questo modo: degli elementi radioattivi disintegrano le molecole d’acqua sotto terra, producendo gli ingredienti giusti per la vita sotterranea. Un mix quindi di elementi radioattivi sotterranei. Sulla Terra questo processo ha sostenuto batteri in remote fessure del terreno per milioni o miliardi di anni, e ora potrebbe essere decisivo per Marte.

Il pianeta rosso potrebbe ospitare la vita grazie al sottosuolo e ai suoi batteri – MeteoWeek.com

Si tratta di una battaglia comune in microbiologia, quella di valutare e studiare i microrganismi sotto al suolo: dato che questi microbi vivono in luoghi estremi, è difficile per i ricercatori ricreare le esatte condizioni di cui hanno bisogno per prosperare. Per studiare quelli su Marte, si è deciso di ricreare alcuni ambienti simili anche sulla Terra (uno era sulfureo, l’altro arido e così via).

Per catturare una quantità maggiore di diversità, gli scienziati hanno usato il sequenziamento genico, che ha permesso di osservare tutto il DNA microbico dei campioni in loro possesso. Sono andati specificamente alla ricerca di geni che potessero aiutare i microbi a restare in vita in condizioni ostili, come temperature estreme o assenza di ossigeno.

Marte, come si sa ormai per certo, non è esattamente un pianeta ospitale al momento, viste le sue crisi climatiche…e altro: tempeste di polvere, raggi cosmici e venti solari devastano la superficie del Pianeta Rosso.

Ma sottoterra la vita potrebbe trovare rifugio. “L’ambiente con le migliori possibilità di abitabilità su Marte è il sottosuolo”, afferma Jesse Tarnas, astronomo del Jet Propulsion Laboratory della NASA e autore principale del nuovo studio. Lo studio del sottosuolo marziano potrebbe aiutare gli scienziati a capire se la vita abbia potuto resistere, e i migliori campioni che oggi abbiamo sono i meteoriti marziani che sono caduti sulla Terra negli anni.

Gli scienziati hanno già studiato la radiolisi di Marte, ma questo è il primo studio che utilizza rocce marziane ne ha bisogno di acqua, che è la grande incognita del momento. C’è acqua su Marte?