Nasce l’Eco Rating: il punteggio sulla sostenibilità di ogni smartphone

Cinque operatori di telefonia mobile lanciano l’Eco Rating: un nuovo sistema di valutazione ecologica che assegna ad ogni smartphone un punteggio di ecosostenibilità da 1 a 100. Ma non mancano alcuni lati oscuri

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Arriva l’Eco Rating: un punteggio di ecosostenibilità per gli smartphone – MeteoWeek.com

Cinque dei maggiori operatori di telefonia mobile in Europa hanno presentato in questi giorni un nuovo sistema di valutazione ecologica relativa agli smartphone. Si chiama Eco Rating e consiste in un punteggio di ecosostenibilità che va da 1 a 100, tenendo conto di diversi fattori e caratteristiche di ogni smartphone. L’iniziativa, lanciata da Deutsche Telekom, Orange, Telefónica, Telia Company e Vodafone, nasce con il nobile scopo di “aiutare i consumatori ad identificare e confrontare i telefoni più sostenibili, incoraggiando allo stesso tempo i fornitori a ridurre l’impatto ambientale dei loro dispositivi”.

Per questo, a partire da giugno, i dispositivi di 12 partner che hanno aderito all’iniziativa inizieranno ad essere “etichettati” con il loro punteggio. Più nel dettaglio, le aziende partner dell’Eco Rating sono Bullitt Group (CAT e Motorola rugged phones), Doro, HMD Global (Nokia), Huawei, MobiWire, Lenovo, OnePlus, OPPO, Samsung Electronics, TCL/Alcatel, Xiaomi e ZTE. I primi smartphone, come ad esempio il Samsung Galaxy S21 e l’Oppo Find X3 Pro, sono già in fase di test e hanno rispettivamente raccolto il punteggio di 80/100 e 70/100.

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Eco Rating per gli smartphone: i parametri

Vediamo più nel dettaglio su cosa si basa la valutazione finale dell’Eco Rating. I parametri considerati sono 5:

  • Durabilità: ovvero la robustezza del dispositivo, la durata della batteria e il periodo di garanzia del dispositivo e dei suoi componenti;
  • Riparabilità: la facilità con cui il dispositivo può essere riparato, considerando anche il suo design e le attività di supporto che potrebbero aumentarne la vita utile e migliorarne la riparabilità, la riutilizzabilità e il potenziale aggiornamento;
  • Riciclabilità: il grado di recuperabilità e smontaggio dei componenti del dispositivo, le informazioni fornite in merito dai produttori e il grado di riciclabilità dei materiali;
  • Efficienza climatica: questo criterio valuta la quantità di emissioni di gas serra prodotte dal dispositivo nel suo intero ciclo di vita. Chiaramente, più alto è il punteggio, minore è l’impatto sul clima;
  • Efficienza delle risorse: l’impatto causato dalla quantità di materie prime richieste dal dispositivo; più alto è il punteggio, minore sarà l’impatto sulla disponibilità dei materiali.

È stata anche creata una apposita etichetta che riporta sia l’Eco Rating complessivo che i singoli cinque valori, insieme ad un QR code che offre informazioni aggiuntive più dettagliate. Il metodo di valutazione è stato progettato dalle 5 aziende fondatrici insieme a Ihobe, società spagnola che si occupa di sostenibilità ambientale.

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Un esempio di Eco Rating – MeteoWeek.com

L’Eco Rating per gli smartphone sarà disponibile in 24 paesi europei: Albania, Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Macedonia del Nord, Montenegro, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna, Svezia, Turchia e Regno Unito.

I lati oscuri del progetto

Va ammesso che l’Eco Rating offre nient’altro che un numero, il quale è puramente indicativo. Le informazioni aggiuntive disponibili con il QR code peccano infatti di trasparenza e non permettono di comprendere realmente quali sono le aziende che davvero investono per rendere i prodotti longevi nel tempo ed ecosostenibili. Per di più, nessuna delle aziende partecipanti ha pubblicato sul proprio sito documenti o report che facciano capire qual è l’impegno messo in campo per ridurre l’impatto ambientale.

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Infine, cosa che sarà balzata subito agli occhi di molti, sorprende l’assenza di aziende come Apple, Google e Sony, le quali pubblicano periodicamente report ambientali dettagliati relativi ai propri prodotti. Per questo ci sorgono alcuni dubbi: perché all’Eco Rating partecipano proprio tutte quelle aziende che sono state più volte messe nel mirino da Green Peace e da report di terze parti per la mancanza di trasparenza sui temi ambientali? E perché le società più virtuose sotto questo aspetto hanno deciso di non aderire, sebbene l’iniziativa fosse aperta a tutti?