Uno studio dell’Università di Pisa spiega l’effetto camaleonte: quando si ha vicino una persona che guarda il cellulare scatta la voglia di imitarla senza nemmeno rendersene conto
Alcune immagini di gruppi di persone completamente “a testa bassa” verso i propri cellulari hanno fatto il giro del mondo. “Che tristezza”, penserete. Eppure, dovete sapere che dietro a questo “fenomeno” poterebbe esserci un comportamento inconscio, che è stato studiato scientificamente. Si chiama “effetto camaleonte” ed è stato analizzato anche da un gruppo di esperti dell’Università di Pisa, i quali hanno pubblicato i loro risultati sul Journal of Ethology.
In breve, secondo gli studiosi, quando una persona guarda il cellulare, circa la metà delle altre nelle vicinanze inizieranno a controllare il proprio nel giro di trenta secondi. Il tutto a causa di un meccanismo inconscio di imitazione, che ci porta a replicare quello che stiamo vedendo senza neanche rendercene conto. Ma l’effetto camaleonte non riguarda soltanto i cellulari: lo stesso discorso è infatti applicabile anche agli sbadigli, alle espressioni facciali e ad alcuni aspetti della gestualità delle mani.
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Durante il suo studio, il team di ricerca ha osservato 88 donne e 96 uomini in 820 diverse situazioni (in parchi, ristoranti, trasporti pubblici e sale d’attesa) per vedere quante guardavano i loro telefoni dopo che qualcun altro nelle vicinanze lo aveva fatto. Gli inconsapevoli partecipanti allo studio erano sia persone note agli esperti come familiari, amici e conoscenti, sia estranei. Nonostante ciò, è emerso che i tassi di risposta sono risultati gli stessi in tutti i gruppi, indipendentemente dall’età, dal sesso o dalla relazione con la persona da cui nasceva l’azione di controllo del cellulare. Il 50% delle persone ha quindi guardato a propria volta il telefono entro 30 secondi, ma solo lo 0,5% lo ha fatto quando il primo a prendere il cellulare lo ha fatto senza guardare lo schermo.
Si deduce che ”è prestare attenzione al telefono che fa scattare la mimica”, come affermato da Elisabetta Palagi, membro del team di ricerca. A proposito, un’altra studentessa – Veronica Maglieri – ha citato un esempio: “Una donna che era seduta di fronte a me in una sala di attesa mi ha vista controllare il telefono e in pochi secondi ha tirato fuori il suo, ha chiamato qualcuno e ha detto ‘Ehi, mi è venuta voglia di chiamarti, non so perché’”. L’ennesima dimostrazione che la maggior parte delle persone viene influenzata dal comportamento di altre, replicando la stessa azione senza nemmeno rendersene conto.
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Una curiosità: attualmente, sui propri smartphone Pixel, Google sta testando Heads Up, una funzione che ricorderà agli utenti di alzare lo sguardo dallo smartphone mentre stanno camminando. Riuscirà ad aumentare la nostra attenzione e a contenere l’effetto camaleonte?
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