Qualche ora prima dello schianto del razzo cinese la Protezione civile aveva escluso l’impatto con l’Italia: ecco com’è andata.
E’ la notizia che più scorre sulle nostre tv in questi giorni: la caduta libera del razzo cinese.
Ne avevamo parlato anche in questo articolo , leggetelo per rinfrescarvi la memoria.
Si tratta del razzo Long March 5b, che il 29 aprile ha portato in orbita il primo modulo centrale della nuova stazione spaziale di Pechino, Tiangong e e che orbita attorno alla Terra ogni 90 minuti circa.
Ora invece, ci sono aggiornamenti importanti sulla vicenda. Sembrerebbe infatti che l’Italia abbia scampato il pericolo, nonostante il razzo abbia davvero rischiato di cadere senza controllo sulle coste italiane.
Scopriamo insieme com’è andata.
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Come reso noto all’alba di oggi, il secondo stadio del razzo cinese Lunga Marcia 5B è rientrato nell’atmosfera all’alba nell’Oceano Indiano, al largo delle isole Maldive, schivando, per fortuna, le zone abitate. Tira un sospiro di sollievo anche la Protezione Civile che era in allerta già dalla serata di ieri, che aveva consigliato agli abitanti delle dieci regioni italiane di barricarsi in casa.
L’Italia era stata esclusa dall’impatto già nelle ore precedenti allo schianto del razzo, ma il nostro Paese, e in particolare il Sud, sono state sorvolate dal lanciate, che in una delle sue ultime orbite ha salutato l’Italia, sorvolando la Sardegna e la Calabria senza alcun rischio, per spostarsi verso Est.
Luciano Anselmo, dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, l’Isti-Cnr, ha ricordato che “è la seconda volta che accade con questa versione del razzo. La prima nel 2020, quando i frammenti erano caduti su alcuni villaggi in Africa“. Ma dato il momento, in piena pandemia, la notizia era passata in secondo piano.
Il rientro è avvenuto entro i limiti della finestra temporale prevista, che andava dalle 3,11 alle 5,11 italiane, mentre c’è stata un’incertezza decisamente maggiore sul luogo del rientro, inizialmente indicato nel Nord Atlantico e successivamente nel Mediterraneo orientale.
E’ sempre difficile stabilire con esattezza la traiettoria di un oggetto di grandi dimensioni in caduta incontrollata e lo stadio del Lunga Marcia 5B non è stata un’eccezione.
Come precisato da Anselmo, il lancio del 29 aprile era stato perfetto, ma dopo il razzo è stato abbandonato nell’orbita e non ha dato più segni di vita.
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Pechino ha lanciato il veicolo spaziale senza pilota con l’obiettivo di riportare indietro le rocce lunari.
Il razzo, un cilindro da 20 tonnellate lungo più di 30 metri e dal diametro di 5, che trasportava il veicolo è decollato dal Centro spaziale di Wenchang nell’isola meridionale della provincia di Hainan.
La speranza di Pechino è quella di riuscire ad avere una stazione spaziale con equipaggio entro il 2022 e poter quindi inviare esseri umani sulla Luna.
L’idea è spazzare rocce lunari e suolo per aiutare gli scienziati a conoscere le origini, la formazione e l’attività vulcanica della Luna sulla sua superficie.
Inizialmente la missione era stata prevista per il 2017, ma un guasto al motore del razzo ne ha provocato il ritardo.
Dopo aver portato in orbita il modulo principale della nuova stazione spaziale cinese, lo scorso 29 aprile, il più grande razzo costruito dalla Cina aveva esaurito tutto il suo propellente, come previsto nella missione.
Come spesso accade, si è data la priorità alla messa in orbita di un oggetto più che alla necessità di conservare un po’ di propellente che permettesse di gestire un rientro controllato.
Per questo motivo, portata a termine la sua missione, lo stadio del lanciatore ha iniziato la sua caduta incontrollata verso la Terra, finendo la sua corsa nell’Oceano Indiano, accanto alle Maldive.
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