L’India ha bisogno di aiuto, piegata in due dall’emergenza del Covid-19. Scendono in campo le big della tecnologia.
Quante volte, guardando le catastrofi nel mondo, abbiamo pensato “se avessi abbastanza liquidi, donerei almeno la metà per questa causa?”
Sembra proprio arrivato il momento, per le Big del mondo tecnologico.
Mentre le autorità e gli ospedali indiani lottano per contrastare le infezioni crescenti e le morti per Covid, il mondo si sta mobilitando per aiutare il paese.
Oltre gli aiuti degli stati è corsa globale alla solidarietà da parte di aziende, multinazionali, titani tecnologici: in prima linea Alfabeth Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft.
Attualmente la situazione sanitaria in India a causa del COVID-19 è drammatica a livelli che, se i nostri ci sembrano terribili, non si avvicinano a quelle che stanno vivendo loro.
I social network stanno diventando dei veri e propri centri di triage, dimostrando ancora una volta di poter fare la differenza.
Medici, giornalisti, aziende ospedaliere ma anche semplici utenti stanno utilizzando Twitter, WhatsApp e i gruppi Facebook per richiedere forniture di ossigeno e letti di terapia intensiva.
Ancora una volta, i social network diventano indispensabili per affrontare l’emergenza Coronavirus.
LEGGI ANCHE: Bill Gates finanzia un nuovo metodo di rilevazione Covid: come funziona e cos’è?
La situazione in India: tragica minuto dopo minuto
- Sundar Pichai l’amministratore delegato di Alphabet Google, di origine indiana, ha annunciato in un tweet che Google e i suoi dipendenti spediranno forniture mediche e sosterranno con aiuti economici dell’importo di 18 milioni di dollari a associazioni già attive in India come GiveIndia e UNICEF.
Migliaia di utenti in India stanno utilizzando Twitter per amplificare le richieste di forniture di ossigeno, poiché i nuovi casi giornalieri hanno raggiunto un livello record e la situazione sta degenerando.
Il paese sta affrontando una carenza di ossigeno e posti letto e alcuni ospedali sono sommersi dai pazienti. Le immagini dei corpi bruciati all’aperto, ormai, le conosciamo.
Usando hashtag come #CovidSOS e #COVIDEmergency2021, gli utenti cercano letti per terapia intensiva, ossigeno e plasma, indirizzando poi i fornitori a contattare gli ospedali più bisognosi, come una specie di triage.
- Il responsabile indiano di Amazon Amit Agarwal ha fatto sapere in un post che Amazon ha messo in moto la sua logistica globale per trasportare per via area dagli Stati Uniti 100 ventilatori ed equipaggiamenti medici.
- Satya Nadella, responsabile esecutivo della Microsoft fa sapere che l’azienda sta usando la sua voce, le risorse e la tecnologia per sostenere l’impegno globale agli aiuti. Mille ossigenatori e 500 respiratori sono stati promessi alla Croce Rossa indiana e al governo dell’Uttar Pradesh dal produttore cinese di telefoni cellulari Oppo, tra i più venduti in India. Il presidente del gruppo Blackstone, Stephen Schwarzman ha annunciato che il suo fondo donerà 5 milioni di dollari per le cure e i servizi di vaccinazione alle “comunità marginalizzate”.
LEGGI ANCHE: TikTok: una valanga di teorie complottiste contro il Covid, chi le crea e per quale interesse?
Negli ultimi giorni, ha affermato il giornalista Abhishek Baxi a The Verge, le richieste di forniture di ossigeno su Twitter sono aumentate “perché non hanno ricevuto alcuna risposta dalle autorità. Ci sono aggiornamenti sui canali di notizie sull’ospedale X rimasto con solo poche ore di ossigeno o sull’ospedale Y che ottimizza la fornitura ai pazienti perché hanno solo 2 ore di fornitura di ossigeno rimaste. Questi ospedali, con le mani legate, hanno chiesto ai pazienti di andare altrove, cosa che non è possibile in una città dove tutti gli ospedali stanno scoppiando”.
Così in India entrano in campo i social network per contrastare l’emergenza COVID-19.
I social entrano in campo
La Apple ha fatto sapere con un tweet di Tim Cook che sosterrà l’India, ma non ha ancora fornito dettagli sulle modalità.
Mark Zuckerberg, fondatore e proprietario di Facebook ha detto che la sua compagnia sta collaborando con UNICEF, alla quale ha donato 10 milioni di dollari per rispondere all’emergenza.
La situazione è la medesima anche su WhatsApp e Facebook, dove sono presenti centinaia di post di persone bisognose, con organizzazioni come HumanKind Global che tentano di gestire i contatti per essere d’aiuto in questa situazione drammatica.
Ma la popolazione indiana sta affrontando anche un altro problema legato ai social network. Su richiesta del governo indiano, infatti, Twitter ha censurato più di 50 post che evidenziavano la situazione critica sulla gestione della pandemia da parte del governo.
Il Times ha riferito che lo stesso governo aveva ordinato la rimozione dei post anche da Facebook e Instagram, nel tentativo di minimizzare la colpa delle autorità agli occhi della popolazione indiana.
La situazione è drammatica, e l’India chiede più aiuti possibili per arginare l’epidemia che sta dimezzando drasticamente la popolazione.
Potete donare su qualsiasi social.