La Russia ha inflitto una multa di 28.000 euro a TikTok, a causa della mancata rimozione di presunti inviti a partecipare alle proteste in favore dell’oppositore numero uno Alexiei Navalny
Dopo il rallentamento e le minacce a Twitter, le autorità del Cremlino continuano la propria linea dura nei confronti dei social network. Questa volta a finire nel mirino delle autorità della Russia è TikTok, il quale ha ricevuto una multa di 2,6 milioni di rubli (circa 28.000 euro) per non aver rimosso presunti inviti a partecipare alle proteste contro la detenzione dell’oppositore numero uno di Putin, Alexiei Navalny. Una decisione che era nell’aria, figlia delle stesse motivazioni che hanno portato alle misure nei confronti di Twitter. Il social network cinguettante è infatti ampiamente utilizzato dagli oppositori del Cremlino, e TikTok non è da meno, soprattutto da inizio febbraio, quando Navalny è stato appunto condotto in carcere.
La ricerca di adesioni ai cortei pro-Navalny, ritenuti illegali dal governo russo, hanno quindi spinto il tribunale distrettuale Tagansky di Mosca ad infliggere la multa nei confronti del social network di proprietà di ByteDance. Un atto più che altro intimidatorio, considerando la relativamente bassa entità della sanzione a livello economico.
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In realtà, come riportato dall’agenzia di stampa russa non-governativa Interfax, prima di procedere con la sanzione, il governo russo aveva chiesto più volte al social di rimuovere tutti quei video-messaggi che incitavano alla protesta e che avrebbero quindi potuto causare violenze. Tuttavia, TikTok ha sempre scelto la via del silenzio: non ha cancellato nulla e non ha mai fornito alle autorità risposte ufficiali in merito.
Come nel caso di Twitter, secondo le autorità russe, questa decisione nasce con lo scopo di “proteggere i cittadini russi”.
Ora, tra i social network finiti nel mirino di Mosca, soltanto Facebook non ha ancora ricevuto alcuna sanzione. Ma Anton Gorelkin, membro della Commissione della Duma sulla Comunicazione, ha recentemente dichiarato che “il prossimo candidato per tali misure di rallentamento (la velocità del servizio di Twitter è stata rallentata il 10 marzo 2021, n.d.r.) è Facebook”. Ma dalle successive affermazioni di Gorelkin si comprende perché il social network di Mark Zuckerberg non abbia ancora subito sanzioni: “A differenza di Twitter, Facebook cerca almeno di dare spiegazioni, quando riceve le richieste dal Roskomnadzor (il Servizio federale russo di supervisione delle comunicazioni, n.d.r.). Ma allo stesso tempo, anche questo social network contiene informazioni illegali”.
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Vedremo quali saranno le decisioni che le autorità russe decideranno di adottare nei prossimi mesi. Ma, ormai, l’obiettivo di Mosca è chiaro: mettere a tacere il dissenso e controllare sempre di più il web. Lo scontro con i social network più “influenti” è quindi iniziato, e chissà come andrà a finire.
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