La crisi dei microchip sta entrando nel vivo, dopo aver vissuto l’esplosione definitiva verso la fine del 2020. Si tratta di un problema più serio di quanto si possa pensare dato che, tra le varie conseguenze, potrebbe condurre ad un netto rallentamento della ripresa dalla crisi generata dalla pandemia di COVID-19
La quasi totalità dei prodotti tecnologici che utilizziamo oggi al proprio interno fa uso di microchip. Il termine, già conosciuto da molti anni, indica una componente a dir poco imprescindibile per tutti gli oggetti con una parte elettronica.
Pensiamo agli esempi più classici, come smartphone, PC e tablet, oppure anche alle automobili, dove ve ne sono decine e decine utilizzati all’interno dei finestrini elettrici o del computer di bordo, agli airbag, i sensori di parcheggio, l’apertura a distanza tramite telecomando e così via. Ma pensiamo anche agli elettrodomestici, soprattutto quelli di ultima generazione collegabili alla rete Wi-Fi di casa e sfruttabili quindi in modalità smart.
Insomma, i microchip rappresentano il fulcro della funzionalità di un prodotto elettronico ed è la base di partenza per tutte quelle aziende che realizzano oggetti di questo tipo. La crisi del 2020, causata dalla pandemia di COVID-19, ha portato ad un grave calo della produzione di questi oggetti, e le conseguenze potrebbero essere più serie del previsto.
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La causa principale di quella che viene chiamata crisi dei microchip è appunto la pandemia di COVID-19, esplosa a febbraio del 2020 in Cina e poi espansa in tutto il mondo. La pandemia ha generato infatti un effetto a catena, con un costante rallentamento del lavoro in quasi ogni settore data la riduzione dei turni per i lavoratori, o addirittura la chiusura/sospensione dell’attività.
A maggior ragione sono state coinvolte le industrie che si basano sulla manodopera, e in particolare la crisi dei microchip ha preso il via dal settore automobilistico, che negli Stati Uniti – secondo le stime attuali – quest’anno porterà ad una riduzione di 450mila automobili prodotte.
Secondo gli esperti tuttavia tale crisi si sta espandendo anche ad altri settori e pure in questo caso gli esempi non mancano: basti pensare alla carenza di console PlayStation 5 e Xbox Series X/S, ossia le console di nuova generazione, a dir poco introvabili sul mercato se non in piccole quantità spedite di tanto in tanto dalle rispettive case madri.
Un’altra motivazione, sempre in dipendenza dalla pesante situazione generata dalla pandemia, risiede nel netto aumento della richiesta di prodotti elettronici da utilizzare in casa, dati i lunghi tempi che moltissime persone hanno dovuto trascorrere dentro la propria abitazione.
Secondo gli analisti, questa crisi dei microchip non avrà come conseguenza la carenza di prodotti tecnologici sugli scaffali: è probabile piuttosto che le spedizioni e la disponibilità di alcuni prodotti potranno essere più lunghe del normale.
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Lo scenario peggiore immaginabile, con conseguenze dirette per il consumatore, sarebbe l’aumento dei prezzi cui finora siamo abituati per svariate categorie di oggetti elettronici. Si tratta comunque di un’ipotesi, una stima, e pertanto da prendere con le pinze.
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