Pronto a partire il nuovo satellite Simba, con uno scopo diverso da quello dei suoi simili.
Il 20 marzo è partito per la sua missione WildTrackCube-SIMBA, il terzo di una serie di satelliti realizzati per il Kenya dalla Sapienza Università di Roma, dopo URSA-MAIOR, lanciato a giugno 2017 e 1KUNS-PF, lanciato a maggio 2018.
I padri fondatori, scherzosamente parlando, di Simba sono gli studenti e i ricercatori del laboratorio «S5Lab» (Sapienza Space Systems and Space Surveillance Laboratory) coordinato da Fabrizio Piergentili e Fabio Santoni dei dipartimenti Dima e Diaee della stessa università in collaborazione con gli studenti delle università del Kenya Machakos e Nairobi.
Simba fa parte di un grappolo di 38 satelliti lanciati assieme con un solo razzo Soyuz dal poligono di Baykonur.
A bordo c’è anche il secondo satellite italiano, Unisat-7 realizzato da una start-up emersa dalla stessa università e coordinata dal professor Filippo Graziani.
Unisat oltre ad alcuni strumenti scientifici ospita a bordo sei nanosatelliti che libererà nello spazio.
Due (Fees e Stecco, che portano il totale a quattro satelliti italiani in partenza) sono di università italiane e finalizzati in particolare a compiti educativi, mentre gli altri sono forniti da Tailandia, Germania, Argentina e Ungheria.
A bordo di Unisat-7 sarà anche sperimentato un nuovo tipo di propulsore elettrico realizzato dalla start-up «T4i» nata dall’Università di Padova.
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Il satellite è stato concepito dalle tre università come un innovativo sistema di tracciamento che permetterà di monitorare la fauna selvatica nei parchi nazionali del Kenya e di studiare il comportamento degli animali.
Obiettivo ultimo è quello di identificare soluzioni per limitare i pericoli legati al loro sconfinamento, come i gravi danni alle colture e per tenere sott’occhio le calamità naturali e le loro conseguenze.
In particolare il dispositivo sarà in grado di ricevere la posizione e i dati sanitari degli animali, dotati di un collare, e di ritrasmetterli alle stazioni di terra, dove verranno elaborati con la collaborazione delle università kenyane partecipanti.
Un passo avanti per combattere gli allevamenti intensivi? Molti sono convinti di questa sistemazione futura, e non potremmo essere più che d’accordo.
“A bordo abbiamo installato un sistema” spiega Fabrizio Piergentili, responsabile scientifico di Simba “attraverso il quale riceviamo i segnali dai collari che i nostri amici kenyoti hanno installato su vari tipi di fauna selvatica, dai leoni agli elefanti, in modo da controllare gli spostamenti e studiare il loro comportamento nei parchi nazionali del kenya. I dati saranno in particolare analizzati insieme a studenti e ricercatori delle due università kenyote“.
Simba rappresenta il terzo passo della cooperazione con il paese africano.
Altri due CubeSat erano stati lanciati dal 2017 ma erano più semplici nella loro concezione limitandosi a fotografare la superficie terrestre.
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I ricercatori della Sapienza hanno completato l’installazione del CubeSat WildTrackCube-SIMBA nel sistema di lancio della GK Launch Service lo scorso 12 febbraio a Mosca, partecipando a tutte le fasi di integrazione.
La sua realizzazione era poi finanziata con 300 mila euro da parte dell’agenzia spaziale italiana Asi.
“Realizzare i CubeSat” nota Gentili “ è un’esperienza utilissima per imparare nella realtà i numerosi aspetti dell’ingegneria spaziale poi applicabile a satelliti più grandi”.
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