Guai per Amazon, dove i sindacati si sono ritrovati faccia a faccia con dei lavoratori in protesta per le condizioni insostenibili in azienda.
La manifestazione del 25 febbraio è stata promossa dalla Uiltrasporti per protestare «contro le insostenibili condizioni in cui operano i lavoratori» e ora si avvicina quella del 22 marzo.
Non è una sorpresa, di certo, dato che non è la prima volta che si sente parlare delle condizioni disastrose che vigono in Amazon, più precisamente nella parte che riguarda imballaggio e trasporti.
I sindacati nazionali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato per lunedì 22 marzo uno sciopero generale di 24 ore dei dipendenti diretti dei magazzini e degli hub Amazon e dei lavoratori che si occupano dell’appalto di Amazon stesso e dei servizi di logistica, movimentazione e distribuzione delle merci della filiera del gigante dell’e-commerce.
Un fetta completa dei servizi che offre Amazon tutti i giorni.
E’ quanto si legge in una nota dei sindacati, che hanno annunciato la proclamazione della prima agitazione riguardante l’intera filiera di Amazon in Italia.
Tutto questo si è innescato dopo la brusca interruzione della trattativa con Assoespressi per la contrattazione della piattaforma di secondo livello per i lavoratori della filiera Amazon a causa dell’indisponibilità dell’associazione datoriale.
Le rivendicazioni includono carichi e ritmi di lavoro che ora sono insostenibili, la riduzione dell’orario di lavoro degli autisti e il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza.
Secondo Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, Amazon manifesta l’indisponibilità cronica a un confronto con le rappresentanze dei lavoratori in spregio alle regole e alle tutele previste dal ccnl Logistica, trasporto merci e spedizione e a un sistema di corrette relazioni sindacali.
Il prodotto deve arrivare nei tempi giusti, fa niente se a rimetterci umanamente è colui che lo trasporta o lo imballa.
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In dichiarazione via e-mail, una portavoce di Amazon definisce “false” le affermazioni dei sindacati.
Ma è davvero così? ci ricordiamo purtroppo tutti la storia dei contattassi e delle pause bagno che non dovevano superare i tre minuti.
“In merito all’incontro tenutosi ieri con Assoespressi, segnaliamo che Amazon Logistics è costituita da piccole e medie imprese che consegnano pacchi ai clienti Amazon tramite i fornitori di servizi di consegna“. Ha fatto sapere il portavoce dell’azienda.
“Questo è il motivo per cui crediamo che dovrebbero parlare direttamente con i fornitori di servizi di consegna e con le associazioni dei datori di lavoro che li rappresentano”, conclude la nota.
Nel corso dell’ultimo anno Amazon ha ampliato le sue attività in Italia, beneficiando anche del boom dell’e-commerce legato all’epidemia di coronavirus, che ha allargato il numero di italiani pronti di acquistare online.
Il colosso di Seattle è presente in Italia da circa un decennio e impiega 8.500 lavoratori a tempo indeterminato, contando anche coloro che possono lavorare da casa in smartworking, proprio per fronteggiare la pandemia.
Amazon, solo l’anno scorso, aveva acceso la miccia anche con un’altra situazione similare a questa ( ne avevamo parlato anche in questo articolo ), che vi consigliamo di riprendere.
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