La vicenda che ha coinvolto Amazon di recente ha del clamoroso: è stata al centro di alcune accuse per un presunto riferimento sgradevole nell’icona della sua app, che contiene una sorta di etichetta nella parte più alta. L’etichetta in questione avrebbe ricordato a qualcuno i baffi del personaggio storico del Führer: l’azienda ha agito di conseguenza
Talvolta per le compagnie di grandi dimensioni è davvero ostico arrivare a scegliere un determinato logo, simbolo o slogan che possa rappresentare l’azienda. Ci si deve impegnare infatti a trovare la soluzione ideale in primis per non incorrere nella violazione di eventuali copyright, e in secondo luogo per evitare situazioni spiacevoli.
Molto spesso anche un semplice cambio di icona, o un cambio di logo in generale, può ridare grande slancio all’azienda in questione, catturando ancora di più l’attenzione degli utenti. Anche se non sembra, queste piccole operazioni di marketing spesso restituiscono ottimi risultati, permettendo di procedere ad uno “svecchiamento” delle vecchie grafiche in favore di nuove, più fresche e attraenti.
Proprio Amazon è stata al centro di recente di un’autentica “bufera” di accuse sull’icona dell’applicazione mobile, modificata di recente ma ben presto accusata di alcune presunte somiglianze spiacevoli.
A Gennaio Amazon, colosso nella vendita online di prodotti di qualsiasi tipologia, aveva deciso di dare una svecchiata all’icona dell’app mobile, dapprima basata su un carrello di colore blu. Dopo il cambiamento, l’icona è diventata molto simile alle scatole di imballaggio che propone l’e-commerce ai propri clienti: un’icona minimalista, con lo sfondo del tipico color legno chiaro, un’etichetta di colore azzurro sulla cima e l’iconica freccia di Amazon al centro a simboleggiare una sorta di sorriso.
Ebbene, nella mente di alcuni utenti devono essere passate delle cattive idee, dato che il logo è stato accusato di somiglianza con il sorriso di un…celebre dittatore nazista, senza fare riferimento esplicito. L’effetto sarebbe stato dato proprio dalla combinazione tra la freccia-sorriso e l’etichetta segmentata, che deve aver ricordato dei baffi rasati ai lati e lasciati al centro, proprio come li teneva il dittatore nazista.
Amazon dal canto suo ha agito di conseguenza immediatamente, sostituendo i presunti “baffi da dittatore” con un’etichetta piatta, in cui un angolo è ripiegato.
Nel frattempo la questione è diventata virale sui social network, tant’è che moltissimi utenti si stanno interrogando in queste ore sull’effettiva fondatezza di queste polemiche. In molti si sono chiesti se ci fosse stato davvero il bisogno di “vedere del male”, anche in questo. Altri, contrariamente alla polemica sui “baffi del Führer”, hanno sostenuto invece una somiglianza con lo storico attore, comico e regista Charlie Chaplin, figura ben più limpida rispetto al dittatore nazista.
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Dunque, polemica fondata per un qualcosa che sarebbe potuto essere estremamente offensivo, o esagerazione data da un eccesso di politicamente corretto? Il dibattito è acceso e probabilmente non troverà mai risposta: nel frattempo, però, Amazon ha risposto prontamente e ha cambiato in grande rapidità il logo, dando comunque un segnale di grande professionalità.
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