La ricerca di una soluzione per vedere eventi sportivi e servizi di streaming video a basso costo è costata caro ad alcuni utenti che si sono affidati all’IPTV e al cosiddetto “pezzotto”. Ecco di cosa si tratta
Si sa, lo sport – in particolare il calcio – piace a moltissime persone, che decidono di seguire in televisione le partite della propria squadra del cuore. Ma, ormai da anni, dato il grandissimo seguito che ha lo sport sugli schermi di milioni di persone, esso è “in balia” dei diritti televisivi. In breve, se oggi si ha intenzione di seguire un evento sportivo bisogna pagare. Tanto che infatti – ad oggi – per vedere tutti gli incontri di una giornata della Serie A dobbiamo sottoscrivere due abbonamenti: uno con Sky (che trasmette 7 partite su 10), e uno con il servizio di streaming online DAZN (che trasmette le restanti tre). Lo stesso discorso è fattibile considerando anche altre discipline sportive. Di fatto, a lungo andare, vedere lo sport in TV rischia di diventare una spesa. Ed è per questo che molte persone hanno deciso di affidarsi all’IPTV, soluzione comoda, poco costosa ma illegale.
Chiariamo: in sé, l’IPTV è tutt’altro che illegale. Essa, acronimo di Internet Protocol Television, è semplicemente un sistema di trasmissione di segnali televisivi su reti informatiche basate sui protocolli TCP/IP. In parole povere, utilizza la rete Internet per inviare flussi video. Esistono due grandi categorie di IPTV: quelle che trasmettono contenuti live e quelle che si affidano al video on demand. Esempi possono essere i canali in diretta trasmessi dalla RAI o quelli di Sky, così come Sky On Demand. Questo fa capire come essa, di base, non sia assolutamente illegale: in Italia era presente anche grazie a Telecom, Fastweb e Infostrada.
Quando l’IPTV diventa quindi illegale? Le trasmissioni video (come quelle di Sky, DAZN, Netflix e così via) sono a pagamento e protette da copyright, e per questo sono prese di mira dai pirati informatici. Essi, sfruttando l’IPTV come protocollo di trasmissione, trasmettono le immagini di TV e servizi a pagamento, in modo completamente illegale. Le IPTV illegali attraggono gli utenti aggregando al loro interno tutta la migliore offerta televisiva oggi disponibile: un abbonato a un servizio illegale ha facilmente accesso all’intero palinsesto a pagamento italiano e internazionale, dal cinema alle partite di calcio, passando per le serie TV fino alla pornografia. Un pacchetto molto ricco, proposto con un risparmio netto rispetto alla visione attraverso i comuni abbonamenti (anche 10€ al mese).
L’accesso a una IPTV illegale è subordinato alla presenza di tre elementi: un software in grado di leggere il flusso video, un file contenente la lista dei canali e un server che effettua lo streaming del flusso video.
Considerando questi tre elementi appena menzionati, è facile comprendere come il server che effettua lo streaming sia gestito da chi trasmette illegalmente il segnale, mentre il software in grado di leggere il flusso video (contenente le lista dei canali) è un qualcosa che l’utente deve possedere.
Esso è stato rinominato “pezzotto”, ed è un file .m3u da “mettere” sul proprio smartphone, tablet, pc o smart tv per iniziare la visione. Ovviamente, il file viene inviato una volta “abbonati” all’IPTV illegale. Il pezzotto può essere anche un piccolo dispositivo – con all’interno lo stesso file – da collegare alla propria TV.
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Nel settembre 2019, con l’operazione “Free Football” condotta dalla Guardia di Finanza di Brescia vennero oscurati 114 siti illegali, al fine di arginare un fenomeno che era sempre più in crescita non solo per guardare il calcio a prezzi stracciati, ma anche poter usufruire dei servizi di streaming forniti dalle piattaforme di film o serie tv come Netflix e Amazon Prime Video. Ma non ci stanno andando a rimettere soltanto i fornitori del servizio illegale: lo scorso febbraio – per la prima volta in Italia – sono stati denunciati 223 utenti che hanno usufruito delle IPTV illegali.
Anche perché, chi acquista questo servizio è pienamente consapevole della sua illiceità. Il reato prefigurato è la ricettazione, nonché la confisca di televisore, pc, decoder e altri device secondo la legge del diritto d’autore; la pena prevede la reclusione fino a tre anni e una multa da 2.582 euro a 25.000 euro. Una sanzione potenzialmente molto severa, anche se per reati di questo tipo si applica quasi sempre una sanzione amministrativa, che evita così ai criminali il carcere. Ma per risparmiare qualche decina di euro al mese non sembra valga molto la pena correre questo rischio.
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