Pinterest paga 22,5 milioni di dollari per discriminazione di genere

Pinterest ha accettato di pagare 22,5 milioni di dollari per risolvere la causa intentata dal suo ex direttore operativo, Françoise Brougher, per discriminazione di genere. 

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Pinterest, social network nato nel 2010: è il primo a sborsare una tale cifra per una causa di questo genere – MeteoWeek.com

Il famoso social network Pinterest, basato sulla condivisione di fotografie, video e immagini ha accettato ieri, 14 dicembre 2020, di pagare 22,5 milioni di dollari (18,5 milioni di euro) per risolvere una causa per discriminazione di genere intentata da Françoise Brougher, suo ex direttore operativo, alla Corte Superiore di San Francisco.

Come riportato dal New York Times, è il più grande accordo individuale annunciato pubblicamente per una causa di questo tipo. Come riportato nell’accordo, Pinterest non ha tuttavia ammesso alcuna responsabilità, accettando semplicemente di pagare la cospicua somma. L’azienda e la Brougher hanno affermato di aver pianificato congiuntamente la donazione di 2,5 milioni di dollari ad enti di beneficenza che supportano le donne e le minoranze sotto-rappresentate nel campo della tecnologia, con particolare attenzione all’istruzione, ai finanziamenti e alla difesa. Le donazioni dovrebbero essere portate a termine entro la fine dell’anno.

Nella causa, intentata nel mese di agosto, la Brougher ha accusato Pinterest di averla esclusa dalle riunioni in seguito alle sue pressioni per una parità di retribuzione tra donne e uomini. Ha inoltre riferito di essere stata licenziata da Pinterest proprio a causa delle sue domande per la parità di retribuzione e per aver sollevato preoccupazioni riguardo alcuni commenti sessisti di un collega in azienda. La Brougher, 55 anni, ha quindi lavorato per Pinterest da marzo 2018 fino al suo licenziamento, avvenuto nell’aprile 2020; e ha supervisionato un team di circa 1.000 persone.

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Françoise Brougher, colei che ha adito le vie legali contro Pinterest – MeteoWeek.com

In una nota, Pinterest ha dichiarato che “riconosce l’importanza di promuovere un ambiente di lavoro che sia diversificato, equo e inclusivo, e continuerà le sue azioni per migliorare la propria cultura“. Una portavoce dell’azienda ha inoltre dichiarato che “Pinterest ha agito rapidamente per fare in modo che tutti i dipendenti si sentano supportati e inclusi“. Ha poi indicato una serie di iniziative che l’azienda ha intrapreso, inclusa l’aggiunta di due nuovi membri del consiglio e una maggiore trasparenza degli stipendi.

Contento dell’esito del processo David Lowe, avvocato della signora Brougher, il quale ha affermato che l’accordo con Pinterest è stato notevole per il suo risultato, la sua componente di beneficenza e il suo risalto pubblico.

A sostegno della sua causa, l’11 agosto la Brougher ha pubblicato un post sulla piattaforma di pubblicazione Medium.com, intitolato “The Pinterest Paradox: Cupcakes and Toxicity”, descrivendo la sua esperienza. Quella settimana, più di 200 dipendenti Pinterest hanno espresso il loro sostegno alla Brougher, e hanno protestato contro la cultura e le politiche di Pinterest. In risposta, la società ha aperto un’indagine interna, i cui risultati non sono stati resi pubblici.


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Dopo l’esito di ieri, la Brougher ha affermato di aver accolto con favore “i passi significativi intrapresi da Pinterest per migliorare il proprio ambiente di lavoro ed è incoraggiata dal fatto che Pinterest si stia ora impegnando a costruire una cultura che consenta a tutti i dipendenti di sentirsi inclusi e supportati“. Ma, allo stesso tempo, si augura che “più donne parlino”. Ha infine aggiunto che la discriminazione nei confronti delle donne che hanno compiti direttivi potrà risolversi soltanto nel momento in cui esse non saranno più considerate “una eccezione” nello svolgimento di ruoli esecutivi.

In questo tema, va evidenziato un dato confortante: nel 2020, tra le società facenti parte della cosiddetta Fortune 500 (ovvero le 500 imprese societarie statunitensi con il fatturato più alto), ben 37, ovvero il 7%, presentano un amministratore delegato donna. Un numero ancora relativamente basso, è vero, ma decisamente in netta crescita rispetto agli anni precedenti.

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