Apple contro tutti: Telegram si unisce alla causa.

A distanza di quasi 2 anni, Telegram si schiera contro il colosso Apple insieme a spotify e Netflix.

Il capo d’accusa rivolto a Cupertino sarebbe concorrenza sleale, esposto capitanato da Pavel Durov all’ufficio di Margrethe Vestager, responsabile della commissione Antitrust dell’Unione Europea.

Non bastano le numerose scuse da parte di Apple, azienda che era stata già duramente multata per un totale di 1,1 miliardi, una delle sanzioni più alte mai comminata dall’Antitrust francese con a capo una moltitudine di accuse di cui una per concorrenza sleale e altre per abuso di posizione dominante e abuso di dipendenza economica. Parliamo del secondo attacco da parte della francia che aveva multato l’azienda per 25 milioni di euro lo scorso febbraio per “obsolescenza programmata” rallentando di proposito alcuni degli iPhone meno recenti con il rilascio di iOS 10.2.1.

A quanto pare Telegram si ritrova nella posizione in cui Apple possa deliberatamente mettergli i bastoni fra le ruote ad ogni sua mossa, come successo già nel 2016 in cui l’azienda di messaggistica propose la creazione di una piattaforma dedicata esclusivamente ai videogiochi: Apple avvisò immediatamente dicendo che avrebbe violato le policy dell’App Store.

Successivamente venne denunciata per una trattenuta del 30% sui ricavi degli sviluppatori (tra cui quelli di Telegram) tramite la piattaforma App Store. Un post molto duro rivolto a Cupertino recita: “non è vero che i ricavi dall’App Store servono ad Apple a creare iPhone migliori, visto che possiede oltre 200 miliardi di dollari di liquidità che non sa come spendere; inoltre non è più possibile semplicemente scegliere di evitare l’ecosistema Apple per realizzare un servizio globale e socialmente inclusivo e i costi di manutenzione dell’App Store sono ben inferiori alle cifre trattenute mensilmente agli sviluppatori.”

Daniel Ek, proprietario di Spotify è stato particolarmente infastidito dalla stessa tassa del 30% che Apple ha imposto a tutti i servizi su abbonamento sottoscritti tramite App Store. Una tributo che Apple, secondo Ek, avrebbe studiato per danneggiare i servizio di streaming che vanno a competere con quelli di Apple.

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La mela infatti richiede su tutti gli acquisti effettuati tramite il sistema di pagamento di Apple, incluso l’upgrade per il servizio Premium di Spotify e ad altri servizi digitali di pagare questa tassa del 30%. In questo modo il servizio di streaming è stato costretto ad alzare i suoi prezzi, diventando di fatto meno concorrenziale nei confronti delle altre piattaforme musicali, tra cui Apple Music. Se Spotify volesse decidere di non pagare questa tassa, a quanto pare Apple andrebbe ad applicare una serie di restrizioni tecniche che vadano a limitare se non impossibilitare una corretta user experience impedendo la corretta comunicazione tra Spotify e la sua utenza all’interno dell’ecosistema Apple. Inoltre sembrerebbe che Apple bloccherebbe gli aggiornamenti di alcune applicazioni.

Oltre a presentare una denuncia alla Commissione europea, è stata lanciata anche una campagna mediatica ad hoc (con tanto di sito web) dedicata ai comportamenti sleali di Apple nei confronti degli sviluppatori.