L’Europa è alla ricerca di una quadra normativa che le consenta di spingere con serietà il piede sull’acceleratore per un futuro di tecnologia sostenibile
Con 509 voti favorevoli, 3 contrari e 13 astensioni il Parlamento Europeo fa passare il testo non legislativo. Un’approvazione che pare per lo più compatta e che nella sua ovvia ricaduta fa molto scalpore.
Questa volta il diritto alla riparazione viene delineato all’interno di un complesso impalcato normativo. Al quale i paesi membri dovranno poi dare seguito. Il blando intervento portato avanti lo scorso anno è quindi rafforzato con una nuova azione che sembra decisiva, e che certamente mette le basi ad un nuovo approccio tecnologico.
E se le tiepide istanze dei mesi precedenti sono risultate sostanzialmente inascoltate da parte delle aziende, ora non si potrà più indugiare. La richiesta dei deputati è chiara. L’epoca della tecnologia con vetustà programmata è terminata. Ed è necessario mettere a disposizione degli utenti un numero di strumenti sufficienti a dare nuova vita agli apparecchi.
Andiamo quindi a comprendere meglio i passaggi sottolineati in questa seduta del Parlamento che ha posto con chiarezza le basi del dibattito internazionali in materia di tecnologia e sostenibilità.
Partendo dagli alti standard qualitativi imposti dalle normative europee si chiede quindi ai produttori di sviluppare un chiaro sistema di riparazione, fatto di centri assistenza, ma anche componenti che permettano di riparare in sicurezza tutte le parti degli articoli venduti. A supportare poi le lavorazioni dovranno esserci manuali chiari, che guidino passo passo le operazioni.
A finire nel mirino poi è il sistema degli aggiornamenti delle applicazioni. I deputati chiedono in prima battuta che questi debbano essere reversibili, ma non solo. Devono riportare anche un periodo di validità che consenta agli utenti di comprendere entro quale limite saranno disponibili.
Non manca il sistema degli incentivi ai cittadini che scelgono di portare di riparare il proprio apparecchio, preferendo questa scelta all’acquisto di un nuovo dispositivo. Tra questi si dovrebbe considerare la possibilità, come avviene in molti altri settori, della possibilità di fornire un device di cortesia, che sostituisca il dispositivo in riparazione. Un sistema di benefit simile però è previsto anche dal punto di vista dei commercianti. A loro andrebbe riconosciuta la pratica commerciale etica che spinge il tasto sui ricondizionati o appoggia le richieste di chi intende riparare piuttosto che buttare.
Interessante poi la decisione di vietare l’obsolescenza programmata, allineando questa scelta alle pratiche commerciali sleali. Secondo il diritto europeo dunque sarà vietato per legge produrre e distribuire apparecchi le cui funzionalità sono state programmate per durare per un tempo limitato. E dunque adesso le aziende si dovranno necessariamente adattare.
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