L’avanzata delle monete virtuali sembra inarrestabile, e a breve, potremo assistere al suo sbarco anche nel mondo della mobilità alternativa
Il mondo delle criptovalute potrà avere presto un canale di attivazione ed utilizzo in più. Anche Uber, società che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione mobile che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti, sta infatti pensando di declinare il servizio rivolgendosi ai milioni di utenti che da tempo hanno diversificato il proprio capitale personale.
A raccontarci quali sono le direzioni che si stanno vagliando nella stanza dei bottoni sono proprio le parole del CEO Dara Khosrowshahi. In una interessante intervista rilasciata al gruppo media statunitense Bloomberg, il vertice ci fa capire come la società intenda procedere nei confronti dalla realtà economica delle monete virtuali. Pare infatti che sia al vaglio uno studio per integrare il comparto dell’effimero affiancandolo a quello dei pagamenti canonici con carta o contante.
Khosrowshahi dunque conferma che in futuro Uber accetterà senza dubbio pagamenti in criptovalute. La domanda però è inevitabile. Quanto è lontano questo orizzonte e quando sarà possibile che questa operazione diventi concreta ed accessibile per tutti? Difficile quantificare una tempistica.
Ci sono diversi fattori che pregiudicano la buona riuscita del processo. E sono tutti legati alla natura delle monete effimere. Ma procediamo con ordine. Il primo punto che compromette le possibilità di scambio ha proprio a che fare con le altissime commissioni applicate quando si va a utilizzare questi strumenti. Se manca la convenienza, e non c’è margine di profitto, al netto di raccogliere un target più possibile ampio, nessuna azienda avrà interesse a integrare il sistema.
Veniamo poi all’aspetto della sostenibilità ambientale. Come è ben noto, per produrre monete virtuali è necessario avere impianti composti da centinaia di macchine. Estrarre è un impegno che richiede un grande dispendio energetico. Ecco quindi che tali soluzioni risultano inevitabilmente consumatrici voraci che si attaccano alla rete, con conseguenze registrate anche molto critiche. Solo pochi stabilimenti presentano dinamiche virtuose ma questi sono ancora esempi sparuti che fanno parte di un quadro molto complesso e poco incoraggiante.
Dunque Uber, come anche già Tesla, si inserisce nel flusso delle nuove istanze del mercato e delle sue diramazioni, ma al momento pone un veto. Per l’azienda infatti è fondamentale che vengano allineati i presupposti di questo filone economico e la propria etica aziendale. E in tema di sostenibilità, un argomento che tocca la coscienza e la sensibilità di molti clienti e dipendenti, non ci possono essere zone di grigio.
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