Si sta verificando un progressivo e fin troppo veloce raffreddamento del nucleo terrestre, secondo quanto riportano alcuni studi effettuati sulla conduttività di calore di un minerale, chiamato bridgmanite, che si trova esattamente tra il nucleo e lo strato immediatamente superiore, il mantello, al centro della Terra.
Lo studio è stato condotto dal Politecnico di Zurigo, che oltre al minerale ha studiato anche lo strato bollente di ferro e nichel, fusi insieme nel nucleo esterno, che risentono direttamente della conduttività termica della bridgmanite e determinano il raffreddamento del nucleo del nostro Pianeta.
Il nucleo terrestre è composto in realtà di due porzioni distinte: il nucleo esterno e quello interno. Il nucleo esterno, di consistenza liquida, è composto principalmente da ferro (20%) e nichel ed è caratterizzato da una temperatura di 3000 °C, una densità di 9,3 g/cm³ e una pressione di 140 GPa. Il nucleo interno è invece viscoso, composto quasi esclusivamente di ferro, con un raggio di circa 1250 km, ha una temperatura attorno ai 5400 °C/6000 °C,[1] una densità di 13 g/cm³ e una pressione di 330–360 GPa.
Nucleo terrestre, ecco cosa potrebbe causare il progressivo raffreddamento
La bridgmanite contenuta nel nucleo terrestre è un minerale, silicato di ferro magnesio (Mg,Fe)SiO3 scoperto nella condrite denominata Tenham L6 (un meteorite caduto nei pressi della Tenham Station, Queensland occidentale, Australia).
Il nome è stato approvato nel giugno 2014 dalla Commissione per la Nomenclatura e la Classificazione dei Nuovi Minerali in onore di Percy Williams Bridgman, Nobel per la fisica 1946 per le sue ricerche sulle alte pressioni.
E’ di questo minerale che si trova anche nel nucleo terrestre che i ricercatori del Politecnico di Zurigo hanno misurato in laboratorio la conduttività termica e la posizione, esattamente al confine delle rocce viscose del mantello con lo strato bollente di ferro e nichel fusi del nucleo esterno.
Secondo lo studio, che è stato condotto dallo scienziato indica che la conduttività termica del minerale è 1,5 volte maggiore del previsto: ciò vuol dire che il passaggio di calore tra il nucleo e il mantello è maggiore di quanto è stato stimato fino ad ora. Pertanto, avendo una conduttività termica così alta, questi minerali vanno a disperdere calore molto più velocemente di quanto sarebbe lecito aspettarsi dalla parte più interna della Terra e di conseguenza un rallentamento pIù veloce del fenomeno conosciuto come tettonica a placche alimentata dai movimenti di passaggio del calore che provengono dal nucleo della Terra.
Ovviamente questo studio, anche se condotto da un pool di scienziati altamente accreditato, è solamente teorico e non dà delle indicazioni scolpite nella pietra su quello che dovrebbe essere il destino del Pianeta. Sulla ricerca è intervenuto il presidente dell’Ingv, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, secondo cui non sapendo quanta bridgmanite è contenuta nello strato più interno della Terra, né quale sia la vera temperatura a quelle profondità, è bene essere prudenti nelle conclusioni.
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“Partire dallo studio di un singolo minerale per estrapolare conclusioni sull’evoluzione dell’intero pianeta mi pare azzardato, anche perché non si tiene conto di evidenze emerse negli anni circa la reale capacità di convezione del mantello“, ha spiegato.