Quando se ne è iniziato a parlare, in tempi ancora non sospetti, sembrava che fosse tutto una grande esagerazione. Si tratta ovviamente della dipendenza da videogames e da tutto ciò che vi è collegato, che nei casi più gravi ha portato addirittura ad inaugurare delle strutture per la cura di questo tipo di dipendenza, alla stessa stregua di altre dipendenze come le droghe o l’alcool.
Purtroppo la dipendenza da videogiochi è una delle conseguenze estreme dell’aumento e dell’incremento della tecnologia e della diffusione dei dispositivi elettronici, e negli ultimi anni (soprattutto gli ultimi due, quelli dell’era pandemica) le dipendenze sono aumentate esponenzialmente.
Già, perché la clausura forzata ha ovviamente spinto le persone a “rifugiarsi” nei videogiochi, nel web, ed a tutta una serie di abitudini che se in un primo momento potevano sembrare innocue, alla lunga ha portato una gran quantità di cittadini a “dipendere” da videogiochi e simili.
Naturalmente, il tempo ha avuto (purtroppo) ragione, ed i sintomi da dipendenza dai videogiochi sono stati studiati e ora vengono trattati come i più classici sintomi di qualsivoglia malattia. E’ quello che accade da due anni, ormai, presso il National Centre for Gaming Disorders, una struttura inglese specializzata in questo tipo di disturbi.
Dal Centro arrivano dati allarmanti: negli ultimi due anni, ossia da quando la clinica ha aperto i suoi battenti, i casi di pazienti trattati dai sanitari della struttura sono stati più di 300, di cui solo 200 sono stati esaminati e trattati solamente nel corso del 2021. Questo è il dato, preoccupante, riferito dalla direttrice della clinica, Becky Harris, alla BBC. La Harris è anche una terapista che si occupa direttamente dei casi più gravi nel Centro.
L’apertura del centro, avvenuta alla fine del 2019, era stata annunciata un paio di mesi prima dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la World Health Organization, ha classificato la dipendenza da videogiochi come una malattia riconosciuta a livello ufficiale.
Ed è proprio questo riconoscimento che ha portato gli autori del DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione, a stilare una lista dei sintomi che consentono di riconoscere la dipendenza da videogiochi. E sono i seguenti: la preoccupazione, il soggetto è nervoso se non può giocare, l’astinenza, l’assuefazione, cioè l’aumento della quantità di tempo spesa a giocare, la difficoltà a staccarsi dal gioco, la rinuncia ad altre attività, continuare a giocare nonostante i problemi causati dal gioco, soprattutto nella sfera socio-affettiva, mentire sul tempo passato davanti allo schermo, giocare per scappare da emozioni negative, la perdita delle relazioni interpersonali e di opportunità in ambito lavorativo.
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Presentare almeno cinque dei sopra elencati sintomi, nell’arco degli ultimi 12 mesi, significa che il soggetto è a rischio di soffrire di dipendenza da videogiochi. Ma la dottoressa Harris ha anche tenuto a tranquillizzare gli ascoltatori, perché afferma che i giocatori che diventano dipendenti dai videogames sono molto pochi rispetto al totale delle persone che giocano, tanto da arrivare a dire che per la maggior parte delle persone gli effetti dei videogiochi sono addirittura positivi.
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Per trattare un caso come “patologico”, invece, è necessario che i cosiddetti “malati” presentino dei sintomi e dei problemi che affliggono in maniera negativa sulla loro qualità della vita e sulla capacità di interagire col prossimo.
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