La nuova intelligenza artificiale di Google potrebbe essere in grado di ricostruzione ogni tipo di foto con grande facilità, esattamente come fanno molte case produttrici per dare vita ad alcune scene realistiche nei videogiochi.
Google ha voluto migliorare le prestazioni attuale del machine learning, implementando delle nuove funzionalità per poter rendere il fotorealismo sempre più possibile. Oltretutto, il tipo di algoritmo che è stato creato potrebbe essere una chiave di svolta per alcune elaborazioni future.
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Si chiama Super Resolution via Repetead Refinements, e come abbiamo appena accennato si tratta di una vera e propria tecnologia all’avanguardia che potrà essere utilizzata successivamente per compiere qualcosa di incredibile. Scopriamo, dunque, quanto sia veramente efficiente.
Il suo funzionamento
L’SR 3 sfrutta un approccio davvero interessante e diverso da tutti gli altri: ricostruisce le immagini in alta definizione partendo soltanto da pochi pixel, il cui scopo è, ovviamente, quello di ottenere dei risultati sensazioni e di gran lunga superiori a qualunque foto ricostruita adesso.
Come è riportato da alcune fonti, l’algoritmo riesce a ricreare con successo alcune immagini in una risoluzione 1024×1024 pixel a partire da un 64×64, e nonostante i risultati ottenuti siano praticamente fuori scala, bisogna vedere in che modo viene avviato il processo d’esecuzione.
Il Super Resolution lavora l’immagine aggiungendo del rumore video in modo tale da non renderla più riconoscibile all’occhio umano. Dopodiché entra in gioco l’input a bassa risoluzione, il quale viene usato per rimuovere i difetti artificialmente e ricostruire, successivamente, la foto in alta definizione. Insomma, si tratta di una pratica estremamente difficile ma che, grazie al geniale team di Google, ora come ora potrà divenire realtà senza problemi.
Nelle schede grafiche questo processo veniva definito di denoising, ovvero una procedura che basa tutto il suo algoritmo su un set di foto in allenamento, e con cui sarebbe stato possibile eliminare il rumore generato dalla processazione dell’illuminazione in Ray Tracing a bassa risoluzione, riuscendo a ridistribuire le informazioni generali con pochi pixel.
Proseguendo con l’argomento, Google ha condotto pure alcune ricerche al riguardo utilizzando degli approcci interessanti. Il primo è psicofisico, e consente di valutare il livello di sensibilità di un essere umano a un determinato stimolo. Ai soggetti è stato chiesto di scegliere tra due foto tra quella scatta da una fotocamera e quella ottenuta tramite il modello SR.
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Il 50% di loro ha preferito scegliere quest’ultimo metodo, rivelandosi essere molto efficace dal momento che, delle foto ricostruite da un algoritmo, hanno praticamente battuto quelle scattate senza alcun problema. Questo, dunque, non può che essere un passo da gigante per le prossime tecnologie che verranno fatte al riguardo. Che Google sappia già in che modo renderla ancora più efficiente? Con molta probabilità, sì.