La Giornata Nazionale dello Spazio, identificabile nel 16 dicembre per omaggiare il lancio del primo satellite italiano San Marco 1 avvenuta a marzo del 1964, è stata l’occasione per apprendere l’impegno dell’Italia nell’ambito tanti programmi di ricerca in serbo da parte del Cira.
Il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali è un organismo di ricerca applicata operante in ambito aeronautico e spaziale, con sede a Capua. Si tratta di un partenariato pubblico-privato, costituito da una società di capitali senza scopo di lucro e a controllo governativo.
In occasione della Giornata Nazionale dello spazio, si è capito che l’Italia è in prima linea nella ricerca e sviluppo aerospaziali, e non ha nulla da invidiare ai colossi statunitensi, cinesi e russi.
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Haps, una specie di drone-mongolfiera (o dirigibile, fa lo stesso)
“Stiamo sviluppando una serie di laboratori e infrastrutture su cui è possibile testare tutto quel che serve per andare, permanere e tornare dallo spazio: dalle camere per replicare le vibrazioni del lancio al tunnel del vento, al plasma dove si replicano le condizioni del rientro nell’atmosfera“. Dalle parole di Marcello Amato, direttore generale del Cira, ai fatti, il passo è breve.
L’Italia sta sviluppando un drone che si occuperà del monitoraggio della stratosfera, quella parte di dell’atmosfera compresa tra 15 e 60 km circa dal suolo, sede dell’ozonosfera, con Haps, una specie di drone-mongolfiera, che si muoverà a circa 20.000 metri, per mesi. “Una capacità che al momento non ha nessuno”. Roberto Borsa gonfia il petto e spiega così l’importanza dei piani italiani in materia aerospaziale. “Sarà una sfida molto difficile da vincere – ammette il direttore dell’innovazione e comunicazione del Cira – ma che può portarci grande vantaggi”.
La tecnologia High-Altitude Pseudo-Satellites (Haps) potrebbe sconvolgere l’industria spaziale nel prossimo futuro. Il drone-mongolfiera (o dirigibile) pensato dal Cira potrà muoversi liberamente, consentendo di monitorare con continuità e precisione vaste regioni del pianeta, proprio alla stregua di un satellite. Con una differenza tanto enorme quanto rilevante: il satellite non può permanere nello stesso punto per lungo tempo, il mini drone italiano di Cira, sì. Così potrà monitorare con continuità e grande precisione vaste regioni.
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CIRA sviluppa razzi riutilizzabili, materiali lunari, ricerche teoriche di respiro internazionale, ma anche dimostratori per la sperimentazione in condizioni operativamente rilevanti delle tecnologie proposte. Attualmente conta quasi 400 dipendenti tra tecnologi, ricercatori e personale di supporto, a testimonianza di un paese che non è secondo a nessuno in tema di ricerca aerospaziale.