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Il delta fluviale su Marte potrà dirci se c’è stata vita sul pianeta rosso

Le sonde Perseverance e Ingenuity stanno per intraprendere un viaggio lungo il delta fluviale e ci sveleranno se c’è mai stata vita su Marte. 

Ingenuity e Perseverance ci diranno se c’è mai stata vita su Marte grazie a questo viaggio – MeteoWeek.com

Il marshelicopter Ingenuity ha ripreso ufficialmente a operare dopo la lunga congiunzione solare. Il primo test di funzionamento con velocità dei rotori aumentata a 2.700 RPM ha dato buoni risultati e Ingenuity ha dimostrato di poter volare senza problemi anche con una minor pressione atmosferica.

Ora si prepara ad abbandonare l’area attuale per un breve ritorno alle origini prima di avventurarsi assieme al rover Perseverance verso la più importante meta, ossia gli antichi resti del delta fluviale del cratere Jezero situati a nord-ovest rispetto l’attuale posizione. Facciamo un po’ il punto della situazione in vista del prossimo volo e cerchiamo di capire come la NASA intende muoversi all’interno di questo antico cratere, sede un tempo di un enorme lago alimentato da un fiume.

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INGENUITY VOLERA’ PER LA QUINDICESIMA VOLTA

Ingenuity sta per cominciare il suo viaggio di ritorno al Wright Brothers Field, presso il sito di atterraggio di Octavia E. Butler, ma durante il tragitto lungo il bordo a est dell’area denominata Séitah si unirà nuovamente al rover Perseverance. La mappa poco sopra chiarisce molto bene il percorso effettuato fino ad oggi e quello da affrontare. Così, dopo una lunga campagna che ha portato alla raccolta con successo di due campioni il passo successivo sarà quello di andare a nord-ovest verso l’antico delta fluviale del cratere Jezero.

Per portare a termine la lunga tratta il team di Ingenuity sta pianificando una serie di voli, da 4 a 7, necessari per raggiungere nuovamente il Wright Brothers Field. Ma non sarà un viaggio senza novità, poiché la NASA sta valutando la preparazione di un aggiornamento del software di volo dell’elicottero, che potenzialmente consentirà nuove capacità di navigazione e preparerà meglio Ingenuity per le sfide future. La NASA non è scesa nei dettagli dell’update, dunque ne riparleremo a tempo debito appena ne sapremo di più.

E dunque tutto avrà inizio con il volo 15 che Ingenuity potrebbe portare a compimento proprio in queste ore. Da South Séitah, l’area di partenza, ingenuity si sposterà alla zona denominata Raised Ridges attraverso una tratta lineare lunga 406 metri che richiederà circa 130 secondi di volo a una velocità di circa 5 metri al secondo. Si volerà a circa 12 metri di altezza sul livello del suolo e lungo il percorso la NASA prevede di scattare numerose foto inedite ad alta risoluzione dell’area.

Guardando l’immagine superiore la “X” azzurra in alto a sinistra indica la posizione dell’elicottero al decollo; il punto azzurro in basso a destra indica il sito di atterraggio previsto. Le linee verdi indicano le linee di vista previste che verranno catturate da 10 foto a colori pianificate durante il volo. La “X” rossa in alto al centro dell’immagine indica la posizione attuale del rover Perseverance della NASA. Il terreno di sfondo dell’immagine è stato generato utilizzando i dati raccolti dalla telecamera HiRISE a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA.

Ma si tratterà di un’operazione delicata poiché questo sarà il secondo volo con i rotori a 2700 RPM, ma il primo in cui l’elicottero si sposterà per centinaia di metri offrendo un vero e proprio banco di prova per i voli a bassa densità atmosferica dei mesi a venire. La diminuzione della pressione atmosferica è un effetto collaterale del cambio stagionale che mal si accompagna al volo su Marte, poiché si traduce in una densità minore dell’aria.

Ma l’agenzia spaziale non può lamentarsi di quanto ottenuto finora e i numeri di Ingenuity sono impressionanti se pensiamo che è il primo mezzo volante progettato sulla Terra per volare su un altro pianeta, Marte in questo caso. Durante i primi 14 voli ha percorso circa 2.883 metri restando in volo per ben 1.492 secondi (24 minuti 52 secondi). Guardando ai dati trasmessi, Ingenuity è stato in grado di inviare sulla Terra 83 foto ad alta risoluzione realizzate con la cam principale a 13 MP e 1.772 immagini provenienti dalla navcam inferiore. Il suo software di volo è stato aggiornato già due volte durante le precedenti tratte e, come anticipato poco sopra, si prepara ad un nuovo aggiornamento.

E dunque continuerà il supporto al rover Perseverance da parte di Ingenuity, che si muoverà nuovamente nella medesima direzione anche in questa seconda fase arricchendo i dati di terra con quelli registrati tramite i voli di ricognizione. Quella che doveva essere una tecnologia sperimentale si è dimostrata molto più promettente del previsto e l’esperienza accumulata consentirà lo sviluppo di mezzi marziani a rotore sempre più performanti.

PERSEVERANCE E INGENUITY VERSO IL DELTA FLUVIALE

Cosa aspettarci da questa seconda campagna scientifica? Stavolta si fa sul serio e l’obiettivo è dirigersi verso il delta fluviale, ossia quella caratteristica area a forma di ventaglio ben visibile grazie alle immagini satellitari e che proprio per tale motivo ha determinato la sua scelta quale zona di atterraggio della missione Mars 2020.

I segni della confluenza di un antico fiume che con buona probabilità riempiva un lago all’interno del cratere Jezero sono ben visibili e il luogo potrebbe essere particolarmente ricco di carbonati, minerali che, come insegna la geologia terrestre, possono preservare segni fossili di vita antica ed essere associati a processi biologici ancestrali.

Nel contempo Perseverance potrebbe continuare a testare alcune tecnologie innovative presenti a bordo che un giorno potrebbero supportare la futura esplorazione umana di Marte. Per fare un paio di esempi, si potrebbero concretizzare ulteriori produzioni di ossigeno da parte del generatore MOXIE e saranno eseguite nuove analisi di resistenza alle intemperie marziane del tessuto che sarà impiegato per le tute spaziali degli astronauti. Ricordiamo infatti, che un piccolo brandello di tessuto è presente a bordo del rover e sarà posto a saltuarie analisi spettrometriche al fine di valutare deterioramento e resistenza nel tempo.

Ma tutte le attenzioni saranno sull’antico delta, già osservato a circa 2 km di distanza grazie alla potente Mastcam-Z montata sul rover, unità in grado di scattare foto a 1.600 x 1200 pixel e inquadrare nel dettaglio cose piccole quanto una mosca anche a 100 metri di distanza.

Se c’è la possibilità di osservare antichi segni di vita, questo è sicuramente il luogo giusto, inoltre anche a livello geologico ci sono numerose questioni da dipanare. Sappiamo ad esempio, grazie ai primi dati, che sono presenti dei massi di dimensioni variabili che arrivano fino a diametri di 1,5 metri, la cui presenza non ha apparente giustificazione. Queste rocce sarebbero la prova che il corso d’acqua che alimentava il delta deve aver passato alcune fasi di particolare intensità, tali da provocare dei repentini e e poderosi aumenti dei livelli dell’acqua. I massi potrebbero essere stati trasportati per decine di chilometri e si stima che per avere la forza di spostare rocce simili un flusso d’acqua si sarebbe dovuto muovere a velocità comprese tra i 6 e i 30 km/h.

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Sulla base delle osservazioni a distanza la NASA ipotizza che le sezioni rocciose a grana fine e più vicine al fondo del delta potrebbero rappresentare la miglior opportunità di trovare sostanze organiche o eventuali firme biologiche ancestrali, mentre i massi più superficiali potrebbero offrirci un dettaglio geologico dell’antica crosta marziana.

Eppure tutte queste ipotesi derivano da osservazioni effettuate a distanza pertanto c’è molto ottimismo verso questa seconda fase scientifica. I prossimi mesi si prospettano davvero interessanti e la comprensione che abbiamo del pianeta rosso potrebbe cambiare parecchio, dunque continuate a seguirci per restare aggiornati su tutti gli sviluppi.

 

Anthony Fiani

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Anthony Fiani

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