The Guilty: il nuovo film di Jake Gyllenhaal

Una critica sociale dapprima nascosta e poi esposta come una bandiera il 4 luglio. Ecco cosa nasconde The Guilty, il nuovo film di Jake Gyllenhaal

The Guilty, il remake su Netflix – MeteoWeek.com

Un film molto particolare, quello uscito l’1 ottobre su Netflix. E non perchè ci siano spettacolari paesaggi, se non quello della stanza del centralino del 911, e nessun attore ( a parte Jake Gyllenhaal) di particolare importanza. Eppure, chi l’ha visto ha emesso lo stesso verdetto: un film angosciante, ma vale la pena di vederlo. Non proseguite se avete intenzione di farlo, ci saranno degli spoiler.

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La particolarità del film

Gustav Möller, il regista de Il Colpevole – The Guilty ha saputo fin da subito immortalare il momento dello stacco, ponendo il protagonista sull’orlo di un precipizio emotivo. Lo vediamo da subito, il volto stanco di Gyllenhaal che affronta un turno di notte, angosciato dai suoi demoni interiori e a ridosso di. La scenografia parla semplice, ma per conto del protagonista, in un gioco di vedo/non vedo che si alterna solo per due volte ad un ipotetico paesaggio fuori dalla stanza, con giochi di sfocature, e tutto raffigurato tramite inquadrature molto ravvicinate, tanto da vedere la goccia di sudore sulle tempie di Jake. Il ritmo del film sta tutto in una “esecuzione preparata in pre-produzione, con un attore navigato a condurre le redini del racconto e una scrittura che valorizza la sua interpretazione.” Nel remake del film targato Netflix, Jake Gyllenhaal gode di una libertà d’azione che stona con il progetto originale, una peculiarità rispetto al suo predecessore. In questo film si va ampliando il perimetro della stazione di polizia (cambia la stanza almeno due volte) e si applica una fotografia molto accesa che in qualche modo vivacizza l’operazione. Possiamo vedere gli incendi che hanno invaso la California, uno degli elementi che già ci da un lasso di tempo quasi preciso. Ma mai come l’elemento finale.

SPOILER. 

La telefonata finale, vale più di tutto il film. Lì, lo spettatore è rimasto a bocca aperta, perchè la critica sociale è lì, arrivata come una pallottola. “Ho ucciso un 19enne perchè potevo farlo. Perchè sono un poliziotto”.

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Jake Gyllenhaal, l’unico che poteva sostenere questo ruolo

Jake Gyllenhaal e la maestrale interpretazione – MeteoWeek.com

Ma di cosa parla il film? Parla, anzi racconta, di un poliziotto segnato da un’ansia interna che non può essere lasciata andare, accompagnata da una rabbia facile che esce troppo spesso anche per niente, di  un uomo lacerato da un crimine importante che viene furi solo alla fine, nel momento peggiore, che diventa difficile da cancellare e rimuovere dalla fedina penale come gli ricordano i colleghi che raggiunge solo telefonicamente e di cui noi sentiamo solo l voci. Il film di Fuqua si concentra sulla distruzione psicologica di un protagonista, ormai sull’orlo del precipizio, che si affida ad una chiamata d’aiuto per riconnettersi col mondo che ha lasciato indietro, quello del poliziotto che agisce per i bene e non che deve pagare le conseguenze. Il thriller Netflix ci mostra un uomo a cui tutti voltano le spalle, benché meno il suo collega e le persone, una bambina e una donna, che hanno bisogno di lui. E lui, lo sente, si nutre di queste attenzioni per sentirsi di nuovo utile. Jake Gyllenhaal , con il personaggio dal temperamento molto variabile ed influenzabile, in questo può solo spiccare data la sua enorme bravura, con una performance misurata nel suo essere irascibile, un eroe americano che si è macchiato di un reato troppo grande per riuscire a scrollarselo di dosso e pronto a salvaguardare la sicurezza di una donna rapita per riscattarsi. Una donna, che si dimostra essere la peggiore chiamata che poteva capitargli.  Jake Gyllenhaal è riuscito a farci amare un personaggio che, nel mondo di oggi, noi abbiamo messo davanti ad una giuria.