Gli esperti avvertono: non hackerate le vostre e-bike! ecco che cosa rischiate

C’è chi hackera la propria e-bike per aumentare potenza e velocità contro le attuali leggi europee. I produttori insorgono e si uniscono per contrastare il fenomeno sempre più in crescita. 

Basta hackerare le e-bike! E’ contro la legge! I produttori alzano la voce contro un fenomeno in costante crescita – MeteoWeek.com

La legge è chiara: hackerare l’e-bike è reato!

La legge europea sulle e-bike è molto chiara: il limite di potenza massimo concesso per i motori elettrici è di 250 watt ed è obbligatoria l’interruzione dell’assistenza alla pedalata una volta raggiunta la velocità di 25 km/h.

Da queste cifre in poi, il motore si disattiva e la spinta aggiuntiva deve arrivare solo ed esclusivamente dalla forza dei muscoli del ciclista. Dunque è concesso che la e-bike superi questi valori, a patto che il movimento sia dato da noi e non da ulteriori estensioni.

Ma purtroppo, come spesso capita, c’è a chi i limiti e le imposizioni non piacciono ed è abituato di conseguenza ad arginare il sistema e cadere costantemente nell’illegalità.

I trucchi sono tra i più svariati: dall’ingannare il sensore magnetico a quelli che si basano sull’elettronica, aggiungendo dispositivi che bypassano o alterano il software originale della parte elettrica.

Hackerare la propria e-bike è contro la legge – MeteoWeek.com

Girano su Youtube numerosi video tutorial su come hackerare la propria e-bike. Una pratica illegale, specie se poi sono utilizzate su strade o aree pubbliche.

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Il CONEBI alza la voce

Ma è ora di dire basta e contrastare questo fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio. Ecco che le più importati aziende del settore si sono unite sotto la CONEBI (Confederation of European Bicycle Industry). Si tratta di 15 associazioni nazionali e 68 aziende che hanno deciso di firmato una dichiarazione di intenti per prevenire le azioni di hacking dei loro sistemi.

Tra le aziende produttrici di motori, troviamo nomi di grande rilievo come Bafang, Bosch, Brose e Shimano, ed anche brand vecchi e nuovi del mondo e-bike come Giant, GoCycle, Haibike, Gazelle, Riese & Müller, Specialized, Tern e Trek.

Qui di seguito, riportiamo un estratto della dichiarazione di intenti ufficiale sottoscritta dal CONEBI:

I membri del CONEBI si oppongono a qualsiasi tipo di manipolazione delle e-bike e dei sistemi di azionamento delle e-bike, ad esempio per aumentare le prestazioni o la velocità massima supportata. La guida di e-bike manipolate su strade pubbliche può non solo portare a problemi tecnici, ma anche comportare gravi conseguenze legali. I kit di manomissione e altri tipi di manipolazione possono danneggiare il sistema di trasmissione e la bicicletta stessa. I rider rischiano di perdere la loro garanzia e invalidare le loro richieste di garanzia. Se si verifica un incidente con una e-bike manomessa, può comportare costi elevati e perseguimento penale“.

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La legge e i firmatari pronti a impegnarsi

I firmatari hanno inoltre proposto un’azione pratica per contrastare il fenomeno: le aziende si impegnano a rivedere gli standard anti manomissione, valutarne l’efficacia, ed eventualmente migliorarli se considerati insufficienti.

In alcuni paesi le sanzioni sono già diventate più salate: in Francia per esempio, modificare una e-bike è un reato che può portare anche al carcere.