Bufera per il colosso della telefonia, di nuovo al centro dell’indagine della Procura di Milano per pratiche fraudolente
Una vicenda clamorosa quella che ha riportato al centro delle indagini della Procura di Milano WindTre, già presa di mira dalle autorità per l’addebito di servizi a valore aggiunto (VAS). Quanto rilevato dalle indagini fa emergere una complessa realtà illecita. Questa è stata perpetrata con fini di lucro ai danni dei clienti nonostante gli allert e le azioni a contrasto messe in campo.
Sarebbero i nuovi partner del provider dei servizi di telefonia a produrre un giro di introiti rilevante. Parliamo di un business che genera percentuali di profitto da capogiro all’azienda, stimate per un valore di 21 milioni di euro. L’attività era gestita in maniera scaltra e scrupolosa.
Bastava, in fase di navigazione, cliccare su alcuni link che conducevano a pagine a pagamento, ed in automatico veniva effettuato un addebito di 9 cents. Il massimale non superava mai il totale di 1€, e questo permetteva alle attività di rimanere marginali e non dare troppo nell’occhio in bolletta.
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Un comportamento seriale, perpetrato per un periodo prolungato in barba alle leggi sui diritti dei consumatori e sulla trasparenza, che sta adesso costando molto caro a WindTre, colpevole di aver alimentato in contumacia società come Accenture e Vetrya.
La vicenda sul tavolo dei magistrati e la reazione di Agcom
Per quanto riguarda Accenture, che tra febbraio e giugno 2020 ha fornito a WindTre la piattaforma tecnologica il sequestro è ammontato a 204 mila euro. Mentre Vetrya, che dal 27 dicembre 2019 regola i contratti per i produttori di contenuti per l’azienda, vede congelati i propri conti per 109 mila euro.
Ma la vicenda che porta alla ribalta le due società si sviluppa nel momento in cui sono scattate le indagini a gennaio per le imprese di contenuti quali Bright Moby e Yoom che agivano tramite il polo tecnologico della Pure Bros.
È qui che entra in gioco Vetrya, che stando all’inchiesta condotta dal Corriere della Sera, si è trovata a concentrare su di se tutti i processi della filiale, di fatto: hub commerciale per WindTre, creatore di contenuti, aggregatore di produttori di contenuti per Tim e perfino gestore del call center del settore. Un esempio lampante di conflitto di interessi in contrasto con quanto sancito dalla delibera n.108 del 2019 dell’Autorità garante delle comunicazioni.
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Agcom tuttavia ha ricevuto altri tipi di dati da WindTre e questi raccontano un fenomeno in corso molto interessante. La società di telefonia ha infatti comunicato la drastica diminuzione delle attivazioni di VAS a seguito del cambio di regolamenti e del vincolo che richiede l’autorizzazione esplicita alla rimozione del blocco che ne impedisce l’addebito incontrollato. Qui i numeri parlano chiaro, e ci dicono che su 8 milioni e 278mila clienti, solo 390 hanno preferito non attivare il barring.