Serrata di Google che cessa il supporo nei confronti di milioni di utenti che utilizzano versioni molto vecchie di Android
Brutta sorpresa per un bacino di utenti del Big Tech che, svegliandosi e aprendo i loro arcaici dispositivi, non hanno più potuto utilizzare le due app, considerate must have sui nostri smartphone. Stiamo parlando di elementi imprescindibili sulle nostre schermate, ovvero Gmail e YouTube. A identificare la problematica è stato prontamente Google, imputandola appunto alla obsolescenza degli apparecchi e al fatto che fossero dotati della versione Android 2.3.7 o addirittura precedente.
Questa è una release davvero datata, parliamo del 2010, e riguarda solo lo 0,2-0,3% di persone in tutto il mondo. Pur sembrandoci un bacino irrisorio, a causa della notevolissima diffusione del sistema operativo di Google, questo è utilizzato da una quantità vastissima di utenti, si stima tra i tra 6 e 9 milioni, su un totale di 3 miliardi, cifra calcolata sui dati registrati a marzo 2021.
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Qualora fossimo tra quelli coinvolti nell’anomalia ci dovrà essere chiaro che questa si presenta perché Google ha deciso di non sviluppare più delle patch di sicurezza che vengono rilasciate insieme agli aggiornamenti per questa specifica versione. Questo comporta l’impossibilità di eseguire moltissime operazione legate ai Google Mobile Services.
Tale situazione genera alcuni errori che si verificano nel momento in cui si prova a fare delle operazioni di routine come effettuare l’accesso alle app più comuni o tentare il ripristino del dispositivo nella speranza di riuscire nell’intento. Anche l’aspetto account è pesantemente toccato. Non risulta più possibile creare o aggiungere un nuovo account, piuttosto che effettuare il reset della password.
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Google non la manda per le lunghe e propone solo due strade. Da una parte convertirsi al cambiamento ed accettare che ormai Android 11 è l’unica soluzione praticabile, se non la più recente, in attesa che venga rilasciata la versione 12, già molto chiacchierata. D’altronde a facilitare il passaggio sono le molte funzionalità implementate che spingono molto sull’aspetto della user experience e dell’automazione.
Ma in alcuni casi questa opzione non è una strada praticabile. È da tenere in conto che stiamo parlando di dispositivi vetusti, e spesso in questi casi sono gli stessi produttori che, limitando il numero di aggiornamenti al sistema operativo. Di fatto programmano il termine di vita del dispositivo.
In quest’ultimo caso, qualora sfortunatamente non fosse possibile procedere ad una installazione di versioni più aggiornate, Google ci informa che c’è una soluzione unica. Ovvero, la sostituzione dello smartphone.
Questa scelta tuttavia rimane l’ultima opzione praticabile, e non è neppure obbligatorio. Ma potremo riuscire a sopravvivere senza consultare il nostro account di posta o vedere il video del nostro YouTuber preferito? Forse no.
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