Il mercato del lavoro sta attraversando una fase che ha dell’incredibile, travolto da algoritmi che scartano i profili in maniera semplicistica
Il mercato del lavoro post pandemia non è mai stato così dinamico e vitale. L’effetto fionda ha agito come volano per l’economia. Inoltre sta facendo appena intuire le sue grandissime potenzialità e ha aperto ad una grande vivacità e fermento, complice anche le nuove modalità di hybrid work e la sempre crescente richiesta di figure professionali legate al tech e non solo.
Ma cosa sta accadendo realmente al sistema? È questo l’interrogativo che moltissime aziende e altrettanti candidati si sono posti nel momento in cui hanno partecipato ad un assessment e non sono riusciti a meshare domanda e offerta.
Ad essere particolarmente colpito da questa crisi è il sistema statunitense. Infatti è qui che è particolarmente evoluta la modalità di candidatura digitale. Negli Stati Uniti ha avuto più tempo dagli anni novanta ad oggi, per radicarsi in maniera capillare in moltissimi ambiti.
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Secondo uno studio condotto dall’Harvard Business School più del 75% delle aziende americane si affida ad un software specializzato nella ricerca di personale. Ma andando ad analizzare più da vicino il dato, la percentuale tende a salire fino al 99% per le società facenti parte delle liste di Fortune 500.
Il fenomeno descritto dallo studio HIDDEN WORKERS: UNTAPPED TALENT, condotto dai ricercatori di Harvard, si pone come punto di partenza per analizzare e comprendere quali siano le criticità e come queste possano essere superate. E ci racconta di come sia possibile, da parte dei recruiters, andare a lavorare su quella fetta di lavoratori nascosti che rientra nel pool di talenti mancati.
D’altronde ormai non è più possibile andare in controtendenza, visto l’aumento esponenziale dei numeri che girano intorno a questo settore. E questi, in termini di fatturato, parlano molto chiaro.
Spacchettando i dati emerge che dal 2017 ad oggi circa 1,75 mld di dollari abbiano alimentato questo business, e i dati del 2025 proiettano delle stime che raddoppiano questo importo.
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I trend indicano tutti una singola direzione. Ovvero che la modalità di selezione ed ingaggio si orienta a transitare sempre più sul canale del digitale, mossa da interessi economici di portata macroscopica.
Tuttavia è condiviso il pensiero che il meccanismo non è scevro da imperfezioni e quindi implementabile. Secondo quanto rilevano le interviste rivolte ai dirigenti che utilizzano i software per le ricerche di candidati, più del 90% di loro riconosce che gli algoritmi impiegati non riescono a comprendere in maniera profonda le potenzialità dei candidati.
Questa falla si traduce quindi nella necessità di un ulteriore passaggio che ad oggi può essere compiuto solo da un recruiter umano. Quindi dovremo ancora attende uno step successivo che richiederà il perfezionamento dell’AI.
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