La funzionalità è ancora in valutazione e sorgono dubbi sulla capacità da parte del Big Tech di proteggere i nostri dati
Il tema della sicurezza e della privacy non sempre va di pari passo. Ancora una volta vediamo l’azienda Big Tech scendere in campo per affrontare un argomento complesso e spinoso. Parliamo della lotta per contrastare la presenza di materiale a sfondo pedopornografia e degli abusi sessuali, i Child Sexual Abuse Material (CSAM), sui propri dispositivi.
Il progetto annunciato in precedenza è stato investito da una doccia di proteste clamorose da parte di clienti, utenti, e lobby classistiche, che hanno portato Apple ad un inaspettato ma sicuramente strategico e temporaneo stop alle attività che andavano in questo senso.
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L’ Expanded Protections for Children (EPC) , questo il nome della funzionalità,sarà disponibile entro fine anno, qualora si riuscisse a trovare un accordo con i consumatori, . Questa funzione verrà rilasciata tramite gli aggiornamenti di iOS 15, iPadOS 15, watchOS 8 e macOS Monterey. Come componente si pone come obiettivo appunto la tutela dei minori attraverso tre ambiti di intervento.
Il primo è l’utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione che consentano ai genitori di agganciare digitalmente i piccoli. Ciò avverrà anche attraverso l’aiuto del sistema di apprendimento automatico dell’app IMessage. Il secondo è l’impiego di nuovi strumenti di criptografia che rileveranno in automatico degli illeciti in materia di abusi sui minori e li comunicheranno immediatamente alle forze dell’ordine. Infine l’applicazione implementata di Siri e di Ricerca in caso di eventualità rischiose.
Dunque Apple decide di prendere tempo e dedicare maggiore attenzione all’analisi e alla ricerca di feedback. La direzione non è quella di fermare l’avanzata della scansione anti violenza, ma strutturare un pacchetto che rassicuri maggiormente il popolo della mela.
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D’altrone tutta la politica aziendale è basata sull’aspetto della privacy che è sempre al centro della questione. Anche nel progetto di utilizzare il wallet negli Stati Uniti come portafoglio virtuale a 360 gradi, e contenere quindi anche documenti sensibili come la patente e la carta di identità, si è molto calcata la mano in questo senso come dichiarato durante la presentazione da Cupertino qualche giorno fa dalla portavoce del Jennifer Bailey, vice presidente Apple della sezione Apple Pay and Apple Wallet.
Continua dunque a suscitare accese discussioni l’interconnetterà e i rapporti tra il privato e gli enti antigovernativi. Ma basterà la stregua difesa di Apple alle identità e ai contenuti dei propri clienti a difenderli da una prevaricazione ed un’appropriazione indebita della tecnologia con lo scopo di garantire alle persone maggiore sicurezza?
Ad oggi il tavolo delle possibilità e amplio e variegato e ci proietta in un futuro dove, a seconda dell’uso che faremo di queste opzioni, ci saranno più o meno libertà.
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