La NASA sta cercando in tutti i modi di avvisarci del cambiamento climatico e delle sue conseguenze, e questa volta lo fa con un grafico che non promette niente di buono.
A differenza di Donald Trump, che testardamente si ostina ad ammettere il contrario, il riscaldamento globale esiste, ed è una cosa seria, tanto che la Terra ci sta lanciando segnali inequivocabili. La Nasa ha fatto uscire un grafico che illustra la variazione della temperatura superficiale del globo: 19 sui 20 anni più caldi di sempre si sono verificati dopo il 2000, a eccezione del 1998.
I titoli che pensate siano gonfiati, in realtà mostrano quello che stiamo vivendo: la dipartita della Terra. E non possiamo ignorare questo fatto.
Tutto questo, non è normale, ed è un chiaro segnale che stiamo esaurendo le risorse terrestri prima del necessario. Quest’anno, a fine giugno, due mesi prima dell’anno scorso dove, complice la pandemia, siamo riusciti a guadagnare un po’ di tempo.
L’anno 2020 è stato pari al 2016 come l’anno più caldo mai registrato dall’inizio dello studio condotto dall’Agenzia spaziale statunitense nel 1880.
Il grafico quindi illustra 100 anni di cambiamenti climatici, che devono aprirci gli occhi. Questa ricerca è ampiamente coerente con le ricostruzioni preparate dall’Unità di ricerca climatica e dall’Amministrazione nazionale oceanica e atmosferica. La serie temporale mostra la variazione media quinquennale delle temperature superficiali, dove il blu scuro indica le aree più fresche della media, il rosso scuro indica quelle più calde rispetto alla media. prevale il colore peggiore.
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L’allarme, secondo gli scienziati è l’ultimo, che dobbiamo ascoltare
Come illustra il grafico, la “febbre alta” della Terra è salita a velocità record negli ultimi 50 anni e nel 2019 i livelli di Co2 sono stati i più elevati degli ultimi 2 milioni di anni.
I numeri non possono lasciarci indifferenti. Sono dati spaventosi quelli riportati nell’ultimo Rapporto Onu sul cambiamento climatico che parla addirittura di “situazione irreversibile“. Per esempio, nel 2019, come si legge nel primo dei tre volumi approvato dai 195 Paesi, le concentrazioni atmosferiche di Co2 erano le più alte degli ultimi 2 milioni di anni e quelle dei principali gas serra (metano e biossido di azoto) le più elevate degli ultimi 800.000 anni.
Questo spiega lo scioglimento dei ghiacciai, l’arido nei letti dei fiumi, questo caldo quasi afoso che stiamo vivendo nell’estate 2021. Dagli anni Settanta ad oggi la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni, l’aumento medio del livello del mare è cresciuto a una velocità mai vista negli ultimi 3000 anni, come ci ha già avvisati la NASA nel suo ultimo report.
Il prossimo report verrà scritto nel 2022, e sarà più catastrofico di quello appena uscito.
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L’ultimo allarme lanciato dagli scienziati
Gli studiosi che si stanno occupando del report, fra cui ci sono tre italiani del Cnr, affermano che il cambiamento climatico riguarda ogni area della Terra e tutto il sistema climatico, diverso da zona a zona, e avvertono che forti e costanti riduzioni di emissioni di Co2 e di altri gas serra sono ancora possibili e in grado di limitare i disastri provocati dai cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo in alcune parti del mondo. E che presto arriveranno anche dove non sono fortemente “esplicite”.
L’avviso è ancora una volta al drastico e immediato taglio dei gas serra per abbassare la temperatura del pianeta, in particolare della Co2 che permane nell’atmosfera per centinaia di anni. Durante i lockdown causati dalla pandemia da Covid-19, nonostante la riduzione globale del 7% dell’anidride carbonica, non c’è stato alcun effetto apprezzabile sulla temperatura della Terra, che continua a risentire del carico da 100.