L’evento dello scorso 24 giugno, una presentazione in pompa magna da parte di Microsoft, apre di fatto la corsa a Windows 11, la cui uscita è prevista per i nuovi notebook (appena comprati) per fine 2021, tramite aggiornamento da Windows 10 (Windows Update), invece, per metà 2022. E per chi ha Windows 7? Si potrà fare, rispettando alcuni requisiti minimi.
Almeno nella fase embrionale e, probabilmente anche in quella di debutto, il requisito legato alla presenza del chip TPM 2.0 (Trusted Platform Module, ovvero dei moduli specializzati nella crittografia delle informazioni, e servono a incrementare la sicurezza della comunicazione tra i vari componenti hardware di un sistema) può essere agevolmente superato, modificando il registro di sistema o sostituendo un file al momento dell’installazione.
Windows 7, chiamato anche con un nome in codice, ossia Vienna, è nato 11 anni fa, contemporaneamente alla sua controparte server, Windows Server 2008 R2, nasce per sviluppare tutte quelle migliorie impossibili da ottenere con Vista. A differenza di Vista (dove non sono presenti gli Ultimate Extras), ha sempre ricevuto molti consensi dalla critica del settore ma anche da moltissimi utenti, soprattutto per l’aumento delle prestazioni: insomma, milioni di utenti lo hanno mantenuto nel pc per tutti questi anni, nonostante l’arrivo di Windows 10, nonostante a partire da gennaio 2020 l’ottimo sistema operativo sia stato ritirato dal colosso di Redmond, tagliando più del 20% dei pc di tutto il mondo.
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I requisiti minimi per passare a Windows 11: la procedura
E’ Lenovo ad aver rivelato che i sistemi potranno essere aggiornati a Windows 11, con una postilla fondamentale: devono tutti rispettare i requisiti minimi, soltanto procedendo con un’installazione pulita.
Per utilizzare il nuovo sistema operativo di Microsoft gli utenti devono in primis effettuare un backup completo dei dati e installare da zero Windows 11 sulla stessa macchina, usando il Product Key.
Una procedura da seguire è sulla linea tracciata da Windows 10, che consiste nell’avviare un’installazione personalizzata in modo da avere il backup nella cartella Windows.old. Una soluzione alternativa può essere quella di aggiornare gratis a Windows 10 e poi compiere il salto a Windows 11.
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Windows 7 è un sistema, ma come i suoi predecessori, disponibile in otto versioni, e questo la dice lunga sulla grande quantità di utenti che dovrà passare a Windows 11. C’è Windows Starter, riservata ai mercati emergenti e ai netbook (memoria RAM limitata a 2 GB). Windows Professional, fatto apposta per le aziende, disponibile OEM. Windows Home Basic e Windows Home Premium: il primo indirizzati ai mercati emergenti, il secondo meno settoriale, pensato per essere usato nelle case degli utenti, sempre disponibile.
C’è Windows 7 Enterprise, riservato alle aziende con piano di licenze “volume licensing”. C’è Windows Ultimate, un “riassunto” delle versioni precedenti e alcune aggiuntive, oppure Windows edizioni N, anche qui un bignami delle versioni precedenti ma senza Windows DVD Maker, Windows Media Player 12 e Windows Media Center. C’è Windows 7 edizioni E, uguale agli altri ma senza Internet Explorer: doveva essere prerogativa europea prima di essere scartato per problemi di antitrust e sostituito dal browser ballot screen.
C’è un mondo chiamato Windows 7, un mondo intero da far traslocare in Windows 11. Perché Microsoft vuole così.