Brutte notizie per chi fa uso di Audacity, celebre software open source per l’editing audio su PC. Dopo un recente aggiornamento delle politiche di privacy, il programma è in grado di raccogliere dati degli utenti in maniera continuativa anche quando il computer è offline. I dati raccolti sono poi condivisi con partner di terze parti: una novità che ha messo malumori al pubblico di utenti, dato che il comportamento è del tutto assimilabile a quello degli spyware
Rilasciato nel 2000, Audacity è uno dei programmi più noti tra gli esperti di produzione musicale grazie alle sue funzionalità di editing audio avanzate, unite al fatto che si tratta di un software open source, disponibile quindi in maniera del tutto gratuita. Audacity ha fatto la fortuna di molti produttori musicali: permette operazioni di taglia, copia e incolla su tracce audio, di modifica dell’intonazione, di equalizzazione e di rimozione del rumore di fondo, oltre a moltissime altre feature indispensabili in questo settore.
Un recente aggiornamento alle privacy policy ha però introdotto una novità a dir poco sgradevole e preoccupante per gli utenti che ne fanno ancora uso, al punto che gli esperti suggeriscono di disinstallare immediatamente l’app desktop.
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Nel sito ufficiale di Audacity da qualche giorno è possibile leggere chiaramente le nuove politiche sulla privacy introdotte dal team di sviluppo, e le novità annesse non sono per nulla piacevoli.
Le nuove policy infatti prevedono che il programma sia in grado di raccogliere dati degli utenti anche quando il computer è offline; successivamente, i dati raccolti a quanto pare sono destinati ad essere condivisi con partner di terze parti, tra cui anche autorità di legge statali se le circostanze ne permettono l’applicazione. Secondo quanto affermato da Fosspost, le nuove meccaniche di raccolta dei dati personali sarebbero da accomunare al comportamento degli spyware, virus informatici per l’appunto in grado di raccogliere dati utente dal dispositivo e condividerli con fonti di terze parti.
Ma veniamo ai dati raccolti: a quanto pare, il software rileva il processore installato nel computer, l’indirizzo IP della connessione Internet ed eventuali segnalazioni di errori prodotte dal sistema operativo. In tutto questo spicca una voce in particolare, che ha preoccupato la stragrande maggioranza delle persone: alcuni dati vengono raccolti “con finalità legali, per controversie e richieste delle autorità (ove presenti)”.
In questo modo i dati raccolti vengono immagazzinati in server nello Spazio economico europeo, oltre che negli Stati Uniti e in Russia, e nel caso particolare degli indirizzi IP vengono archiviati per un anno: un periodo in cui gli utenti possono essere identificati in diverse modalità e per diverse motivazioni, non soltanto a fini di identificazione da parte delle autorità.
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Gli utenti sono letteralmente in rivolta, e la discussione sul Web si è infiammata al punto che la community starebbe valutando la realizzazione di un fork parallelo, sempre open source di Audacity libero da qualsiasi vincolo imposto dalle nuove politiche di privacy, introdotte a seguito dell’acquisizione del software da parte di Muse Group due mesi fa. Nel frattempo, l’unico consiglio diramato dagli esperti è di cancellare il software dal proprio PC e attendere risvolti nella situazione.
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