Perchè non bisognerebbe mai postare il proprio QR Code, rilasciato dopo la prima dose della vaccinazione quello temporaneo e dopo la seconda quello completo, sia internet o sui social.
Ormai è una moda: alla prima, foto da postare sui social. E, se non c’è nessuno che ce la fa, si fa la foto al documento rilasciato, con appunto il QRCode in questione.
In questi giorni tanti cittadini stanno ricevendo una mail o un SMS del Ministero della Salute con il codice che permette di recuperare la certificazione utilizzando anche gli strumenti digitali a partire dal sito ufficiale (https://www.dgc.gov.it/web), e dalle app IO e Immuni.
La certificazione è disponibile anche in forma cartacea, ma lo smartphone, per tanti utenti, resta lo strumento più comodo per recuperare e custodire il certificato.
Come detto una volta scaricata la Certificazione Verde COVID-19 si avrà accesso agli eventi o altro presentando il famoso QR Code ossia un codice univoco che certifica appunto tutti i vostri dati.
Bene, la moda del momento è quella di pubblicare il proprio QR Code direttamente sui social, una sorta di moda del selfie che però risulta piuttosto pericolosa.
E il Garante della Privacy avverte proprio sulla pericolosità di questa mossa.
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Trasferire la schermata con il QR code dalla memoria dello smartphone ad una delle tanti reti social richiede un attimo. Qualcuno lo sta già facendo.
Quel QR code è una miniera di dati personali, invisibili ad occhio nudo ma leggibili da chiunque avesse voglia di farsi i fatti nostri.
Così Scorza, direttamente dal Garante della Privacy, mette in guardia gli utenti che con molta leggerezza stanno manifestando con orgoglio il proprio status di vaccinati pubblicando sui social il proprio green pass, QR code compreso.
Tra le informazioni personali ci sono infatti quelle che indicano:
Diffondere pubblicamente il QR Code del Green Pass non è una buona idea.
E non crediate che siccome le informazioni sono nascoste da un codice e dunque non visibili a occhio nudo, non possano essere facilmente decifrate da chi ha gli strumenti necessari per farlo.
Anzi, gli esperti di queste azioni, sanno bene come fare soprattutto come poter riutilizzare i dati a proprio favore.
Ecco allora che pubblicare la foto del certificato potrebbe avere dei risvolti non proprio positivi come la facile diffusione di informazioni personali, o anche la creazione di falsi Green pass che andrebbero a minare l’efficacia degli originali.
Il Garante della Privacy diffonde un messaggio chiaro e preciso: “Quel QR-code è una miniera di dati personali invisibili a occhio nudo ma leggibili da chiunque avesse voglia di farsi i fatti nostri. Chi siamo, se e quando ci siamo vaccinati, quante dosi abbiamo fatto, il tipo di vaccino, se abbiamo avuto il Covid e quando, se abbiamo fatto un tampone, quando e il suo esito e tanto di più”.
Insomma si rischia di lasciare in giro per il web una scia di propri dati personali per di più sanitari che chiunque potrebbe utilizzare per finalità malevole.
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Il QR va mostrato solo a forze dell’ordine e soggetti autorizzati dalla legge, unicamente per i fini per cui è stato pensato e deve essere letto esclusivamente attraverso l’app VerificaC19autorizzata dal Governo.
Solo questa applicazione garantisce che in fase di lettura il software si limiti a verificare la validità della certificazione – il QR Code contiene una firma digitale del Ministero della Salute che ne attesta l’autenticità – senza memorizzare alcuna informazione.
Nel caso specifico condividere questo QR code è un comportamento che può danneggiare anche gli altri perché agevola la diffusione di certificati falsi, o meglio veri ma esibiti da persone che non sono i legittimi titolari – conseguenza pratica: persone non vaccinate in possesso del certificato potrebbero spacciarsi per persone vaccinate.
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