Dati i numerosi incidenti con protagoniste le sue vetture a guida autonoma, Tesla sta lavorando alla produzione di un potente supercomputer in grado di “addestrare” l’Autopilot
Un paio di mesi fa, ha fatto molto scalpore l’incidente avvenuto a Houston (Texas), che ha avuto come protagonista una Tesla Model S. Con il pilota automatico inserito, la vettura elettrica prodotta dalla casa automobilistica di Elon Musk è infatti andata a schiantarsi a forte velocità contro un albero, provocando la morte di due uomini. Poco tempo prima, invece, una Tesla a guida autonoma è andata ad impattare contro un’auto della polizia. Insomma, fatti che dimostrano quanto la modalità Autopilot sviluppata dall’azienda sia ancora da migliorare, nonostante gli aggiornamenti software costantemente rilasciati a tal fine. Tuttavia, considerando che il numero di incidenti in cui rimangono coinvolti i veicoli Tesla non accenna a diminuire, pare che la società si stia concentrando su un qualcosa in più.
Questo qualcosa è un potentissimo supercomputer che servirà ad “allenare” le reti neurali per approntare al meglio l’intelligenza artificiale, fondamentale per il funzionamento dell’Autopilot. In realtà, di esso si parla velatamente dal 2019, quando – durante il Tesla Autonomy Day – Elon Musk ha confermato lo sviluppo di un supercomputer con nome in codice “Dojo”. Secondo le indiscrezioni, esso sarà in grado di raggiungere un exaFLOP, cioè sarà in grado di processare un trilione di operazioni al secondo in virgola mobile. Una potenza equivalente a quella di un milione di PlayStation 5 messe assieme, che renderebbe “Dojo” il quinto supercomputer più potente al mondo. Ma come “allenerà” concretamente le tecnologie di guida autonoma di Tesla?
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Tesla, ecco il supercomputer per dire addio agli incidenti con la guida autonoma
Partiamo da un concetto semplice: non pensate a sensori o rilevatori, perché la chiave del funzionamento di Dojo sono le telecamere. Molte aziende che progettano veicoli a guida autonoma fanno grande affidamento su mappe molto dettagliate e sensori LIDAR. Tuttavia, seppur siano indubbiamente utili, gli ingegneri di Musk preferiscono puntare sulle videocamere per un semplice motivo: la latenza.
Il feedback visivo è infatti più veloce e immediato, nonché potenzialmente migliore dei riflessi umani, in quanto non può “distrarsi”. Un supercomputer di questo genere sarebbe in grado di analizzare perfettamente l’ambiente circostante in un tempo talmente breve da essere impercettibile.
Per questo, sulla base del suddetto progetto, dal mese di maggio le Tesla Model Y e Model 3 costruite e distribuite in Nord America non possiedono più sensori LIDAR e si affidano unicamente alle videocamere. Intanto, in attesa dell’arrivo di Dojo, ha fatto la sua comparsa la funzione di sicurezza di nome “mitigazione dell’applicazione sbagliata del pedale”, la quale identifica la presenza di pedoni davanti all’auto e frena anche se l’autista schiaccia per errore l’acceleratore, preso dal panico.
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Nei test, il supercomputer di Tesla ha accumulato un milione di video presi dalle otto telecamere attorno ai veicoli, della durata di 10 secondi circa. Ciò ha permesso di etichettare ben sei miliardi di oggetti in profondità, velocità e accelerazione. Che dire, la strategia camera-only è solo all’inizio e ne vedremo delle belle. Anche perché – spiega con grande sincerità il capo della divisione IA di Tesla Andrej Karpathy – “fa ancora fatica in ambienti complicati come San Francisco”.