Con un comunicato, la NASA si è espressa sul controverso comportamento della Cina nella gestione del rientro del razzo cinese Lunga Marcia 5B, chiedendo una maggiore responsabilità
La particolare vicenda del razzo cinese si è conclusa nei fatti, ma potrebbe far discutere a lungo. Come è ormai noto, i suoi detriti sono caduti nell’Oceano Indiano, a ovest delle Maldive (72,47 gradi di longitudine est e 2,65 gradi di latitudine nord), senza causare alcun danno. La maggior parte del relitto di oltre 18 tonnellate si era invece disintegrato al contatto con l’atmosfera; secondo gli esperti viaggiava ad un velocità di 28.000 km/h. Le possibilità di un impatto con l’Italia erano remote, ma hanno ugualmente impensierito alcuni abitanti delle regioni centro-meridionali. Scampato il pericolo, ora è tempo delle riflessioni: come si è giunti a questo rischio?
Lanciato il 29 aprile, il razzo Lunga Marcia 5B ha portato in orbita il modulo principale della stazione spaziale cinese. Una volta compiuta la sua missione, nei giorni successivi la Cina ha perso il controllo del vettore: un dettaglio reso noto soltanto pochi giorni fa, dopo un lungo e inspiegabile silenzio.
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Solitamente, il rientro di un veicolo spaziale avviene infatti in modalità controllata, manovrandolo al fine di essere sicuri che cada in aree remote e completamente disabitate. Questa caduta incontrollata e la susseguente mancanza di trasparenza della Cina hanno indignato la NASA, che ha deciso di “dire la sua” sulla questione.
Tramite il suo neo-amministratore Bill Nelson (nominato il 3 maggio), la NASA ha dichiarato che “le nazioni in viaggio nello Spazio devono ridurre al minimo i rischi per le persone e le proprietà sulla Terra per quanto riguarda il rientro di oggetti spaziali e massimizzare la trasparenza riguardo a tali operazioni. È chiaro che la Cina non riesce a soddisfare gli standard responsabili per quanto riguarda i propri detriti spaziali. È fondamentale che la Cina, tutte le nazioni e le entità commerciali agiscano in modo responsabile e trasparente nello Spazio per garantire la sicurezza, la stabilità, la protezione e la sostenibilità a lungo termine delle attività spaziali”.
Un chiaro rimprovero da parte del maestro nei confronti dell’alunno, invitato a prestare maggiore attenzione e ad agire in modo responsabile.
Secondo il ricercatore della NASA Mark Matney, la probabilità che un relitto spaziale colpisca un’area abitata in un pianeta coperto per il 70 per centro dall’acqua è estremamente bassa, ovvero una su 3.200. Eppure, lo scorso anno, i detriti di un altro razzo Long March si sono schiantati in una zona di villaggi della Costa d’Avorio, causando danni ma per fortuna nessun ferito.
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La probabilità che colpisca un essere umano è invece una su cento miliardi. Particolare è il caso di una donna di Tulsa (in Oklahoma) che nel gennaio 1997 è stata colpita a una spalla, fortunatamente senza conseguenze.
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